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INTRODUCING TO: VALDASTICO

Aperto da alves, Marzo 08, 2006, 17:34:35 PM

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alves

INTRODUCING TO VALDASTICO: 04-03-2006

Anche questo sabato solito giro mattutino con Diego; come nelle settimane precedenti, si poneva il problema di dove girare, stante il perdurare della neve ad alta quota, caduta anche questa settimana di inizio marzo, e pure ancora presente in forza nei rovesci delle valli a quote più basse.
Di fiumi e torrenti ne avevamo fatto a sufficienza tra gennaio e febbraio, e pure la nostra usuale zona di svernamento, le colline beriche e vicentine, erano state battute in lungo e in largo, con ben 3 uscite in 2 mesi.
L’innevata Valleogra era già stata affrontata per ben 2 volte, con la sfida dell’XT al Balasso e il relativo motopranzo: basta!
La Valdastico, ancora più innevata della mia valle, è sinonimo di mulattiere lunghissime, faticose, impervie: i Giganti, cosi mi piace chiamarle; ma c’è anche un antipasto di facili sentieri di collegamento in fondovalle, o allo sbocco della pianura: cartina alla mano tracciavo un percorso allo sbocco della valle, senza mai superare i 500 metri di quota.
Cuore di questo giro le basse colline moreniche, massimo 400 m.s.l.m., addossate allo spalto meridionale dell’Altipiano dei 7 Comuni.
Dal lato verso la pianura queste colline propongono ameni paesaggi , dolci declivi coltivati, stradine da passeggiata domenicale; verso il fiume invece fitti boschi e sentieri di fangone micidiale.
Esatto, fangone, qui la secca roccia calcarea lascia il posto ai grassi, umidi, pesanti terreni vulcanici.
Ad eccezione dei remoti boschi del versante nord, le zone sono troppo pic-nichistiche e ricreative per farci enduro: solo nelle invernali giornate di brutto tempo mi avventuro in quei lochi.

L’avvicinamento alle colline, 10 km di pianura, non avviene per asfalto, ma per una serie di stradelle sterrate e cavedagne al margine di campi, fossi, cave e discariche; percorso che ho pazientemente costruito nel tempo con molteplici esplorazioni in moto e bici: niente di trascendentale, ma sorprendente in un contesto altamente urbanizzato come l’Altovicentino.
Ai piedi delle colline una storica strada militare ci portava in quota: interamente selciata, con ampie volute percorre tutta la valle fino al crinale delle colline. Fu costruita nella 1° guerra mondiale, quando queste minuscole colline erano l’unico rilievo rimasto a bloccare la valle dell’Astico invasa dagli austriaci.
Benché il tempo sia inclemente, ci sono tuttavia diversi camminatori che non ci guardano con simpatia, nonostante  il transito non sia vietato e noi si vada piano; addirittura, al termini della strada, quando confluisce sull’asfalto, un boscaiolo si agita e ci urla di non proseguire per il successivo sentiero (che ben conosciamo); noi facciamo gli gnorri “quale sentiero?” e quello si sente un pirla e non sa più cosa dire a rimedio della figuraccia; ce ne andiamo a testa alta, ma purtroppo non per il sentiero.


Primi facili sterrati fra prati e casali


Cielo plumbeo all’orizzonte

Quando abbandoniamo il pianoro sommitale per immergerci nei boschi a nord, la cosa si fa più interessante:


Ripida discesa nel bosco


Guerra, ma del 43-45: partigiano ucciso in una imboscata.


Rampone con solco da terra ai mozzi


Fanghi


Pista nel bosco


Diego in uscita dal bosco

Dal folto del bosco si esce a tratti in ariosi campi, con le montagne innevate a dominare il cielo:



Il nostro giro ci porta a raggiungere l’Astico; lo seguiamo per alcuni km, poi lo attraversiamo nei pressi del paese di Calvene, dove risaliamo un’altra vallata, dove la sostanza non cambia: terreni pesanti e fangosi.



Fienili 


Valle


Passaggio impegnativo per Diego…


…ma anche per me: me lo sono fatto tutto a spinta, ma non ci sono le prove (foto)

Scopriamo un paio di alternative per salire e scendere in valle che non conoscevamo, poi transitiamo in un punto ben noto; trattasi di una mulattiera assai conosciuta e frequentata dagli enduristi, in quanto inserita in un percorso che collega la porzione di pianura percorsa dall’Astico (rinomato per le pistine abusive nel greto) con le prime mulattiere che portano in Altipiano.
Non è un percorso difficile, solo a tratti dal fondo scivoloso, però in alcuni punti la mula si innalza di molto rispetto al torrente, e l’abbondante vegetazione nasconde il pericolo.
6 anni fa una compagnia di enduristi stava percorrendo il tragitto in direzione altipiano, e proprio nel punto più pericolo il pilota di un KTM300 perse il controllo e precipitò nel dirupo, trovando la morte.
Non lo conoscevo, ma ogni volta che passo in questo luogo non posso fare a meno di sostare sul cippo che gli hanno eretto i suoi cari, e dedicargli un pensiero


Il nostro compagno caduto


era finito la in fondo!

Il nostro percorso è ormai giunto al giro di boa; torniamo verso casa, concedendoci solamente una veloce ma proficua esplorazione, dove individuiamo 2-3 promettenti sentieri!
Ciao
Alves