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BERICI WINTER EDITION 2006

Aperto da alves, Febbraio 10, 2006, 12:13:54 PM

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alves

BERICI WINTER EDITION 2006

Il Generale Inverno più freddo e nevoso da parecchi anni in qua ci sta provando a fermare l’attività enduristica della Premiata Ditta Alves & Diego, ma per ora senza risultato.
Perso l’ultimo W-E di gennaio, sepolto sotto abbondante nevicata, non passava giorno senza spasmodiche indagini sullo stato dei sentieri e mulattiere per una possibile uscita.
Nemmeno prendere in considerazione Prealpi e vallate, ma fiumi e colli si; il rapido scioglimento delle nevi sui Colli Berici, che vedo ogni giorno dal mio ufficio, mi suggeriva di orientare la prossima uscita sui sopradetti rilievi.
E qui entrava in segna il Frasca, che mi assicurava che la neve se n’era già andata dai pendii a sud, e ci invitava a girare dalle parti sue, attorno a Brendola, assieme a Mimmo e qualche altro.

ISPEZIONE  PRE-USCITA

2 giorni prima dell’uscita sia io che Frasca andavamo in perlustrazione, stessa zona, stessa ora, mezzi diversi.
Per me una pausa pranzo diversa dalla solita mensa.
Causa revisione scaduta mi ero ritrovato senza macchina ed avevo chiesto in prestito a mio papà il suo fuoristrada, un vecchio Suzuki Vitara.
Dalla zona industriale di Vicenza salivo sulle colline per una bella e panoramica sterrata, la “Salve Regina”, dal nome di una chiesetta lungo la via; godevo con le 4x4 ridotte sulle ripide rampe cementate della strada. Scendevo quindi al paese di Frasca per asfalto, ma presto lo abbandonavo per un anello sterrato nella collina soprastante; terreno secco e duro nei pendii assolati, fangoso con enormi pozzanghere e residue tracce di neve all’ombra del bosco.
Dopo la mia “ora di fuoristrada” tornavo felice in ufficio!
Non altrettanto poteva dire Frasca che era nella cacca: all’XT era saltata la catena che, facendosi su attorno al pignone, gli aveva fatto un bel buco nel carter! Il tapino abbandonava la moto nel bosco; quando lo sapevo tramite web mi offrivo di andarlo a recuperare col 4x4, ma in qualche modo si arrangiava e mi assicurava che sabato ci sarebbe stato, con il carter riparato con il metallo liquido.

RANDE’ VU’ (si scrive così?)

L’appuntamento a Brendola è per le 9.30, ora adatta per iniziare un giro in pieno inverno, prima di quell’ora le gelate notturne sono ancora in forze nei terreni; con Diego si decideva di fare i 35 km fino a Brendola in moto, ovviamente il più possibile fuoristrada.
Diego mi aspetta a bordo strada come una battona, all’uscita del paese per le 8.15, ma io, tanto per cambiare sono in ritardo.
In garage mi attende l’XR, in piena efficienza dopo gli sfracelli sul Po con Forgone, tranne che per un piccolo particolare: il tubetto della benzina non collegato al carburatore. Apro il suddetto ed inizio la vestizione, e solo quando il garage è allagato di benzina mi accorgo del guaio!
Che fare? Diego già mi stà aspettando! Accendo un cerino e lo lancio nella benza, tra fuoco e fiamme abbandono il box, pulito dalla benzina.
Imbocchiamo il greto del torrente e, siccome non fa abbastanza freddo, mi faccio gratuitamente il guado, prima in un senso poi nell’altro:


Arrivvooo!


Splash!!


Mi sono bagnato troppo poco: così va meglio!

Il resto della discesa lungo il torrente avviene in groppa al sottile argine: tra il fondo ghiacciato e il sole che ci acceca non è un guidare rilassato, ma tutto procede OK.
Come passassimo da una tratta autostradale ad un’altra, cambiamo torrente, e la guida è ancora più divertente quando scendiamo nel letto del fiume a guidare sul letto di ciottoli, guadando più volte l’esile filo d’acqua.
Per raggiungere Brendola valichiamo una delle ultime dorsali collinari delle Prealpi; la salita per un divertente sentiero di roccia, molto guidato, dove però un albero caduto ci fa perdere un quarto d’ora nell’opera di rimozione. La discesa avviene per una facile sterrata, ma quasi in fondo propongo a Diego una “scorciatoia”: quella che all’inizio sembra una mulattiera che aggira il paese di Gambugliano attraverso i campi, si rivela poi essere il letto in secca di un torrentello, dalle sponde alte e complicate da superare. 2 alberi caduti di traverso ci bloccano il passaggio: uno lo riusciamo a spostare a braccia, col secondo andiamo di segaccio; nel mentre dell’operazione mi telefona Frasca, mentendo spudoratamente gli dico che siamo a Sovizzo, 6 km più in là di dove effettivamente siamo.
Liberato il passaggio, riusciamo ad uscire dal torrente e, tramite taglio assassino su campo incolto, intercettiamo una stradella sterrata che percorre tutta la valle, in alternativa alla strada provinciale asfaltata. La terra è dura come ghiaccio, anzi, è proprio ghiacciata: enormi pozzanghere spezzano il marrone della terra, ricoperte da una spessa crosta di ghiaccio che si spacca sotto i nostri tasselli, liberando il fango melmoso e merdoso (probabile presenza di escrementi e liquami agricoli) sottostante.
20 minuti dopo la telefonata di Frasca siamo a Sovizzo; non resta che attraversare il densamente urbanizzato corridoio pianeggiante che separa i Berici dalle colline prealpine, ma perdiamo altro tempo a fare benzina.

BRENDOLA BOYS

Arriviamo a Brendola con mezzora buona di ritardo, gli amici sono in strada che ci aspettano. Sorpresa: vedo il magnifico TT600 azzurro di Mimmo, vedo un altro TT600 rosso, assai masticato, che sapevo essere di un amico di Frasca, per averlo visto in azione in alcune foto sul Forum, ma non vedo il 3TB di Frasca: infatti non c’è, l’operazione con l’acciaio liquido non è riuscita, la catena ha forato sia il coperchio carter che il carter, e l’XT è fuorigioco.
Ma il Frasca ha l’asso nella manica: il suo amico non ha posto a casa per il TT600 rosso, e glielo costudisce Frasca nel suo garage. Ovviamente il contratto di custodia prevede come ricompensa l’utilizzo del mezzo, e così il nostro anfitrione non è rimasto a piedi.

Inizia la marcia di avvicinamento alle colline, attraverso gli ultimi campi della pianura e le prime ondulazioni del terreno; tanto fango, qualche fosso da guadare, qualche porco da parte di un contadino a cui siamo passati in mezzo alla vigna, anche se su di una stradina tracciata.
Ma poi arriviamo sotto al ripido bastione collinare e ci infiliamo dentro il bosco, per una mulattiera guidata molto divertente e facile; ma quando usciamo in una radura le cose si complicano: il sentiero ha una erta rampa di roccia a lame e scaglie, ed entrambi i piloti TT vanno in crisi, rallentando sempre di più; inoltre sono appaiati, ma Diego scorge un varco fra i 2, e riesce a passarli prima che facciano tappo; riesco a seguirlo, e lasciamo i TT al loro destino.
Qualche decina di metri più a monte ci fermiamo in un punto semi-pianeggiante, adatto a ripartire, e scendo a cercare i dispersi, di cui sento ogni tanto i motori raspare la roccia.
Mimmo è riuscito da solo a superare il pezzo più difficile, ma non ha sufficiente velocità per superare uno scalino di roccia; lo aiuto con una spinta a ripartire e si invia verso Diego.

 
Diego sorride contento: per lui nessun problema.



Mimmo sale a pedate sul sentiero…


…qui tira il fiato…




…ma poi si rimette in marcia.

Nel frattempo Frasca fa il suo primo show: per lui il TT è troppo alto, non riesce a “pedalare” ( cioè spingere) con  entrambi i piedi sul terreno, come è abituato a fare con l’XT, e non appena accelera la moto scoda imbizzarrita a destra e a manca; salta fuori dal sentiero, poi ci rientra, ma poi salta fuori di nuovo: uno spettacolo!
Anche lui comunque sale, e con una piccola spintina da parte mia raggiunge gli altri.
Frasca mi lascia di stucco quando, in risposta ai miei apprezzamenti al percorso e al fatto che lui lo percorre abitualmente con l’XT, afferma che col suo 3TB qui sale meglio che col TT; l’XT è basso di sella, riesce a spingere bene con entrambe le gambe senza sbilanciarsi, e l’erogazione dolce dell’XT è più facile della grinta del TT, nonostante quest’ultima stravinca alla grande sul fronte della leggerezza.


La foto non rende giustizia alla effettiva pendenza del tratto; ecco la nostra guida di traverso sul sentiero…



…e qui in monopedana a sinistra cerca di buttarsi di fuori dalla parte opposta…



…ma all’ultimo riprende il mezzo.


Nuovo tentativo, stavolta in monopedana a destra, di buttarsi fuori dalla traccia…


…spaccatona…


…e poi prende il largo.

  CAVES  MOUNTAINS

Per mulattiere più semplici ma sempre soddisfacenti saliamo fino a raggiungere la sommità della collina; i Berici sono colli non molti alti, superano a malapena i 400 m.s.l.m., ma hanno pendii ripidi, paesi e strade si trovano sulla cima, non sui fianchi.
Siamo in una zona di cave da cuiscendiamo per un sterrata fangosa e piena di dossi in una delle valli interne dei colli; un’altra ripida sterrata ci fa salire sul versante opposto, dove andiamo a visitare una cava particolare.


Alves, Diego e Mimmo in sosta.


Rampone cementato.

Come la gran parte delle cave della “Pietra di Vicenza” sono gallerie scavate all’interno della montagna, ma questa è completamente allagata, tutto l’anno ed è molto grande, non si riesce a vedere bene il termine, un vero lago sotterraneo. Frasca ci dice di avervi trovato uno che la girava in canoa perfino: fantastico, sono questi i posti che mi aspetto di trovare quando esploro in moto!


Frasca naviga dentro la caverna.


Si vede poco, ma l’ambiente è immenso.

PRIGIONIERI

Per arrivare alla cava allagata abbiamo percorso una sterrata su cui si affacciano molte cave, alcune ancora attive, in una scorgo un pick-up fermo; quando torniamo sui nostri passi il pick up non c’è più, ed il bastardo ci ha chiuso il cancello, un portone di ferro alto 3 metri e serrato da 2 piloni di cemento. Da un lato c’è il baratro, ma dal versante del monte una rampa permette di aggirare lo sbarramento: è molto ripida, stretta, con massi, rami e spuntoni che interferiscono nella traiettoria, soprattutto nel lato in discesa; al culmine della salita si deve fare una strettissima curva a gomito, più stretta di una moto
Diego va per primo: sale facilmente al culmine della salita, poi da solo e con il nostro aiuto raddrizza la moto e scende accompagnandola a mano, a malapena passa tra il pilone in cemento e le pietre; anche Frasca segue l’esempio di Diego, e si fatica un poco a girare il massiccio TT, ma passa.
Io individuo una alternativa: invece di fare la curva a gomito potrei tirare dritto e saltare dentro il bosco, dove c’è un varco per scendere in fuoripista fino alla sterrata; la manovra riesce, l’unico rischio è capottarsi in avanti al momento di rientrare nella strada, a causa di un dislivello di quasi un metro; culo sul fanale posteriore, forcella a pacco, ma scendo incolume tra gli applausi dei compagni.
Mimmo segue la mia scia, un poco si incarta sul gomito, ma poi agevolmente guadagna anche lui la sterrata, con un equilibrismo da trialista.


Eccovi la rampetta con un simpatico masso appuntito in mezzo…


…dribblo il masso…


…scavalco l’albero…


…e felice salto nella sterrata; si può notare all’estrema destra il cancello invalicabile.


Mimmo mi imita…



…con qualche difficoltà in più…


…ma ce la fa!

FRASCA SHOW PART II°

Frasca vuole riportarci in fondovalle, o rifacendo la sterrata delle cave, o più banalmente per asfalto; ma consultando la mappa individuiamo una traccia mai percorsa che ci riporterebbe a valle, e scatta l’esplorazione.
Sbagliamo strada un paio di volte, imboccando sentieri che si perdono in solitarie radure; durante una di queste divagazioni sono in testa al gruppo per individuare il sentiero, con la coda dell’occhio vedo una macchia bianco-rossa impazzita: è Frasca, che ha deciso di parcheggiare il suo TT in modo originale, appeso ad un alberello, stando in sella:


Ottimo parcheggio!

Un incastro perfetto

Dopo lo show di Frasca finalmente troviamo la giusta via, e per ripida mulattiera riguadagniamo il fondo della valle.


Ecco i miei 3 amici felici allo sbocco in pianura


Che bei paesaggi

PROVA SPECIALE IN LINEA

D’ora in avanti non riuscirò più a far foto, sia per il poco tempo a disposizione, sia per il ritmo sostenuto che terremo: un gran peccato, visto i superbi percorsi che ci sta per offrire Frasca.
Io li propongo di salire una collina limitrofa, ma lui ha altre idee.
Le vallate Beriche presentano un fondo assolutamente piatto e ripidi versanti collinari a chiuderla; al centro di questo lembo di pianura scorre un torrente, che assomiglia più ad un canale.
Ci portiamo a lato del canale, e ne seguiamo il corso verso valle; l’argine non è  la solita sterrata di ghiaia o terra pressata, ma una pista tracciata dai trattori agricoli, dal fondo di morbida e grassa terra: libidinoso aprire il gas su un fondo così, anche perché il canale ha un andamento pressoché rettilineo, con solo qualche curva a larghissimo raggio.
Smanettiamo in tal modo per un paio di km, poi abbandoniamo il fondovalle per arrampicarci sulle vicine colline, e quivi facciamo del superbo enduro; sono zone a quota ridotta, esposte al sole, non c’è ne ghiaccio ne neve, e nel bosco il fondo è un mix eccitante di fango e ciottoli, dove il tassello tiene benissimo. Affrontiamo sterrati fra i campi, mulattiere nel bosco con salite e tornanti; alla sommità del piccolo altipiano troviamo sentieri monotraccia sulla roccia viva, a lame e scaglie.
Qualcuno di questi sentieri lo conosco già, ma non immaginavo che ci fosse una tale abbondanza; ammiro inoltre il Frasca che se li fa con l’XT600, siamo passati in un sentierino, largo meno di un metro, tagliato nel fianco ripido della collina, non oso pensar la fatica dell’eventuale recupero di un XT in quelle balze!
A questo splendido anello in collina segue una ulteriore corsa sull’argine del canale, con annesso pure piccolo ma divertente guado. Brendola è ancora distante, e la raggiungiamo per altri sentieri veramente super: prima ci portiamo in quota per una mulattiera molto accidentata che percorre il fianco della collina, di roccia a scaglie; indi attraversiamo l’altipiano berico per sentieri molto guidati di fango e sasso fisso, infine scendiamo nella pianura di Brendola per un sentiero a lame di roccia, tutto molto molto bello.


Immagine di repertorio: la valle che stiamo attraversando   

IL RITORNO

Abbiamo girato 3 ore esatte con buon ritmo, il tempo di un panino e una bibita assieme per commentare il giro e buttar giù idee per prossime uscite, poi io e Diego dobbiamo ripartire, e correre: ho promesso e giurato alla mia dolce metà che alle 14.00 (quando esce dal turno) sarei stato a casa.
Ma il richiamo dell’off è troppo forte e, invece di prendere la statale, andiamo a cercare l’argine del terzo torrente della giornata; nel tratto terminale della valle  il fiume si allarga nella campagna, sono le “Rotte”, vasta zona umida e disabitata, molto suggestiva.
Purtroppo hanno pensato bene di fare piste ciclabili sugli argini, e dei signori ci impediscono di accedervi, consigliandoci di entrare nel torrente; ci ritroviamo a guidare in un ammasso di erba marcia e fango, finché non intercettiamo un singolare argine fatto di pietre laviche, nere e lisce; ci montiamo sopra e lo seguiamo verso monte.
Credo sia l’argine principale, invece è un affluente secondario, che ci porta dritti verso le colline; al primo ponte usciamo sull’asfalto, poi vaghiamo nella zona fino ad intercettare l’argine principale; attraversiamo una zona molto segnata dal passaggio di mezzi fuoristrada, costeggiamo un campetto di cross dove girano alcuni cross, e attorno ragazzini con gli endurini 50 o gli scooters; più in la un gruppetto di trialisti si allena in alcune rampe: il “Sabato del Villaggio” in versione fuoristradistica!
Valichiamo le colline, e poi seguiamo il quarto torrente della giornata, in direzione casa.
Quando arriviamo nei pressi di un piccolo ma bastardo guado che a novembre ci aveva messo al tappeto, dico a Diego: “Forse è meglio lasciar perdere il guado e fare il giro largo, vista l’altra volta!” e lui sicuro “Ma no, da questa parte si va meglio!”; poco fiducioso mi infilo nel fosso e regolarmente mi pianto fra i massi del torrente, in bilico con gli stivali a mollo!




Immagini di repertorio: Alves che soffre nel medesimo guado, 3 mesi prima!

Proprio in questa incresciosa situazione mi telefona il mio amore “Ciao, dove sei?”, “Ehm, Amore,
sto arrivando, sono a 2 km da casa, fermo in mezzo ad un torrente”; “COSAA?!?!?!” MA NON DOVEVI ESSERE A CASA ALLE DUE?”
L’amore è una cosa meravigliosa…!

Ciao
Alves

Frasca

Troooooooooppo bello....ma questo link non me lo avevi mai dato!!!! Mannaggia a te e ai tuoi report!

guco

Ottimo come sempre Alves, organizziamo presto con il gruppo dai che nemo.com una bella gita da Vicenza a Verona.
Che ne dici ?

Ciao

Guco


:D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D

alves

Citazione di: guco il Marzo 10, 2006, 20:27:27 PM
Ottimo come sempre Alves, organizziamo presto con il gruppo dai che nemo.com una bella gita da Vicenza a Verona.
Che ne dici ?

Ciao

Guco


:D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D

Ho paura di quello che potrebbe accadere se mi trovo a girare insieme a voi!

Scherzi a parte, se po’ fa, se po’ fa.
La traversata VI-VR è una classicissima che ho affinato in lunghi anni di esplorazioni; anche al raduno dell’anno scorso io e Diego siamo arrivati a S.Martino B.A. in off-road, e in off-road siamo tornati a casa.
Diciamo che mi muovo bene fino ad Illasi, poi vado un po’ a naso e a caso.
In altri giri invece arriviamo al Fittanze, e da li torniamo nel vicentino per il Trentino (passo Buole o Vallarsa).

Dai che ‘Ndemo (variante vicentina)!!

Ciao
Alves