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La sottile linea blu - 333 km dai monti al mare e ritorno

Aperto da alves, Aprile 10, 2006, 14:53:35 PM

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alves

LA SOTTILE LINEA BLU
333 km dai monti al mare e ritorno



L’Astico esce dalla sua valle alpina e si fa strada nella pianura veneta


165 km a valle, il Brenta, nelle cui acque si fonde l’Astico, sfocia in mare; in mezzo a queste 2 foto, centinaia di km di grande fuoristrada!

Le sottili linee blu sono i fiumi, che nelle mappe stradali sono soffocati e quasi nascosti dalle preponderanti fasce stradali: le grandi strisce viola delle autostrade, le complicate righe rosse delle tangenziali, il reticolo giallo delle statali e provinciali.
Ma nel fuoristrada il fiume diventa quello che uno stradista è l’autostrada, la via maestra per raggiungere, in questo caso il mare.
È semplice seguire un corso d’acqua, non serve avere chissà che conoscenza approfondita del territorio, non si è mai troppo distanti dalla civiltà, se non ci si avventura dentro paludi ed affini non ci sono grossi pericoli o difficoltà, ma nello stesso tempo percorrere un fiume è un piccolo viaggio di esplorazione, una grande emozione.
Un piccolo sogno nel cassetto: raggiungere il mare in fuoristrada, lungo il corso dei fiumi.
In pratica si tratta di arrivare al mare seguendo il corso del Brenta da Bassano del Grappa, e raggiuntolo, ritornare lungo il Bacchiglione.
Questo fiume è un affluente del Brenta, in cui si getta a pochi km dal mare; per un tratto corrono paralleli nella bassa padovana, poi il Brenta passa a nord della Città del Santo, mentre il Bacchiglione la lambisce da sud, (dando origine a tutti i vari canali che attraversano Padova) per poi scorrere sinuoso nelle campagne verso Vicenza.
Ho coinvolto il solo Diego nell’impresa; avrei accettato pure altri compagni, ma la gita è stata decisa in pochissimo tempo, urgeva farla subito, il primo W-E di aprile è già troppo avanti nella stagione, i pescatori si affollano lungo i fiumi per l’apertura della pesca, e le prime giornate primaverili attirano i merenderos sulle sponde a fare pic nic.

ASTICO

Alle 7.45, punzecchiati dalla frizzante arietta ancora invernale del primo mattino, si parte.
Veloce trasferimento su asfalto e sterrate di pianura fino ad intercettare il corso dell’Astico:


Astico

Più a valle c’è un tratto molto divertente da fare in moto, una sottile traccia che corre a ridosso dell’acqua, tra ghiaioni e sabbioni; ma questa mattina è un po’ troppo affollata: ogni 3 metri c’è un pescatore con la sua brava canna in mano! Per i poveri pesci deve essere dura campare!
Se è così fino al mare siamo freschi, di fuoristrada non se ne parla.
Saltiamo a pie pari la zona, e a valle il fiume è deserto: classico sospiro di sollievo; probabilmente era una qualche gara o raduno.
Dal ponte di Breganze 15 veloci km di superstrada ci portano verso il Brenta: ci aspettano oltre 100 km di fiuming fino al mare!


Tutti I puntini neri in fondo sono pescatori:  c’è più affollamento che in piazza!


Ponte di Breganze: quelle imponenti arcate hanno fascino e imponenza, fin da bambino hanno colpito la mia fantasia.


BRENTA-ALTO VICENTINO


Il tipico aspetto dei fiumi nell’alta pianura: letto ampio, canali intrecciati, isole ciottolose, boschi golenali.

Dal ponte sulla superstrada Gasparona scendiamo lungo l’argine sinistro, tralasciando alcune pistine da cross, fino al successivo ponte, quello fra Cartigliano e Nove; ricordo che in orografia la riva sinistra di un fiume è quella che si ha quando la schiena è rivolta alla sorgente, e il viso al mare.
A Cartigliano attraversiamo il ponte e ci inoltriamo nelle estese praterie della riva destra.


Un ramo in secca diventa un’ottima traccia da seguire


Terreni di fiume: lingua di terra compatta, seminata di pietre, delle dimensioni dall’arancia all’anguria…


…oppure tenera sabbia da poco depositata dal prosciugarsi di qualche ramo fluviale.

In questa zona la fascia fluviale è molto larga, sicuramente almeno un km; la golena è percorribile o lungo una sterrata accessibile anche ai mezzi a 4 ruote, ma è molto più divertente seguire il sentierino (di evidente tracciatura motociclistica) che si tiene il più possibile vicino alla sponda: curve secche attorno ad alberi, dislivelli improvvisi, tratti di terra e sabbia o di fango e pietre, per una guida divertente e mai banale.
In una sosta si avvicina un giovanissimo ragazzone in sella allo scooter, forse un pescatore;  capisco subito che non ce l’ha con noi quando esclama “Dio, che bella!” rivolta alla mia XR! Si chiacchiera, mi dice che lui è contento di vedere passare le moto, alla faccia di “quelli che rompono i ciglioni, che non si può più fare nulla, D….N!!” e giù un venetissimo bestemmione!


La sterrata principale: attraversamento obbligato di un profondo canale


Da una alta riva osserviamo il panorama del fiume.


Il Monolite dell’elettrodotto

GUARDIE E LADRI

Lo confesso: abbiamo fatto i banditi sul Brenta, alla faccia della Off-etiquette e di tutte le belle parole che si sprecano su forum e giornali per dare dignità ai fuoristradisti.
Il terreno fra un argine e l’altro è demaniale, sottoposto a vincolo idrogeologici e compagnia bella, ed anche se non ci sono segnali di divieto si sa che lì non si può andare, e i tutori dell’ordine di qualsiasi corpo, dai Forestali ai guardapesca ai volontari di WWF, LIPU, LAC, ecc., ecc., sono ligi al dovere di incularci.
Confidavamo che gli ampi spazi ci avrebbero permesso di scoprire gli odiati nemici per tempo, e girare le chiappe.
Ed è quello che è successo: nell’avvicinarsi al ponte fra Friola e Tezze sul Brenta percorrevamo la sommità di un enorme argine, una muraglia alta almeno 10 metri, quando alla base di cumulo di ghiaia della vicina cava sono comparse 2 persone. Lì per lì non ci facciamo caso, ma quando arriviamo esattamente sulla verticale mi accorgo che uno è in abiti civili, ma l’altro è in tuta verde e berretto, con mostrine varie, forse un forestale, forse un guardapesca!
Surreale: ci fermiamo, noi in cima, loro sotto, a 15 metri in linea d’aria, a me mi si spegne pure la moto; l’argine è interrotto dalla massa di ghiaia della cava, per proseguire dovremmo scendere, anche se rischia il ribaltamento; la guardia non può raggiungerci, almeno non in pochi secondi, sull’erto rivo dovrebbe salire quasi a carponi.
Nessuno parla, nessuno grida o fa nulla; riaccendo l’XR, giriamo i mezzi e torniamo indietro, forti della targa illeggibile.
Ma non è finita.
Scendiamo dall’argine, aggiriamo la cava per un campo, fino alle case di Friola; attraversiamo velocemente il paese per imboccare il ponte e passare sulla sponda sinistra.
E chi c’è, ferma di fronte alla trattoria all’estremità del ponte? Una Punto dei Carabinieri!
Passiamo loro davanti, corro veloce verso la golena, sperando che i militari non ci inseguano; questo non avviene, e rapidi cerchiamo di mettere la maggiore distanza possibile fra noi e loro.

BRENTA ALTA PADOVANA

Dal ponte di Tezze sul Brenta siamo entrati in provincia di Padova, ma l’aspetto del fiume non cambia, anzi, pare pure più ampio, e i boschi sulle rive più fitti e selvaggi.


Per fortuna che c’ho la cartina sotto al naso!


Brenta Desert: pista “sableuse”


Derapetta ai margini di una lanca (porzione di fiume morto)


Non mancano pezzi più infrattati, dove farsi largo nella foresta pluviale…


…e guadare ripugnanti fangoni.

ENDURISTI PADOVANI

Mentre da very Brokeback boys (famoso film di cow-boy recchioni) ci fotografiamo sulla spiaggia del Brenta, sentiamo prima e scorgiamo poi le sagome di alcuni colleghi enduristi nel folto della giungla.
Ripresa la marcia, li troviamo in pausa cicca poco più avanti, e ci fermiamo a socializzare.
Hanno moto nuove e professionali, una Husqvarna a 4T, un WR400 e un K 2T, l’accento è inequivocabilmente padovano. Uno è sui 30 anni, gli altri sui 40 e oltre, si capisce che sono enduristi “veri” ; già sono stupiti quando diciamo che arriviamo da Bassano, ma alla nostra affermazione di voler raggiungere il mare lo stupore invade i loro volti! Ci domandano del perché e del per come, il più vecchio, quello col 2T, ci chiede se puntiamo verso Jesolo: Jesolo?
La nota località balneare veneta è vicina all’estuario del Piave, che scorre molto più a est, ed entrambi sono a nord della Laguna di Venezia, mentre il Brenta (su cui siamo, n.b.) sfocia a Sottomarina di Chioggia, a sud della Laguna di Venezia: come si fa a raggiungere Jesolo per il Brenta?
Inoltre ci domandano di come facciamo dal tal paese in avanti, di com’è la via, e qui sono io ad essere stupito: mi stanno chiedendo di zone lontane poche decine di km, possibile che sia io, straniero, ad illustrare ai locali le loro zone?
Sono come certi miei amici, agonisti che schifano anche un solo km di asfalto: conoscono a menadito la nostra valle e le limitrofe, ma se li porti a 2-3 valli di distanza (30 km in linea d’aria) sono persi come fossero in Africa!
I padovani, nella loro provincia, hanno solo il Brenta e i Colli Euganei, zone piccole, affollatissime e vietatissime: ti aspetteresti una mentalità dual sport, partire in sella verso le Alpi a cercare fuoristrada, invece questi qui hanno moto racing e rimangono nel loro giardino, da cui magari escono col carrello per gare e cavalcate.
Salutiamo e ripartiamo, ma questo non sarà l’unico incontro, anche se il solo in cui abbiamo scambiato delle parole.
Nel tratto tra Fontaniva e Carmignano incontreremo molte comitive, tutte di enduristi molto racing, i più scarsi avevano il DR400E, qualcuno molto rumoroso e aggressivo nella guida.
Abbiamo pure incrociato una compagnia mista di moto e quad, e altri quaddisti in gruppo.
L’impressione nel veder passare i quad è stata molto negativa: si trattava di mezzi sportivi, aggressivi nell’aspetto e nelle prestazioni (non certo come certe specie di trattori che vendono);  mi metto nei panni di un passante: molto rumore, forse non più di una moto smarmittata, ma il vedersi arrivare contro un mezzo così imponente incute più timore di una moto.
E gli scavi che fanno sul terreno mi sembravano molto più profondi e violenti di quelle delle moto.
Penso anche alle mie zone, all’Altipiano di Asiago, e non è una buona cosa la diffusione di quad (e motoslitte) per gli enduristi: sono fastidiosi, ingombranti, della gente che li compra o li affitta sono sicuro che quasi nessuno è endurista, non conoscono la situazione in loco e si permettono di fare di tutto, peggiorando il fragile equilibrio del fuoristrada.
I quad li tollererei solo per i disabili, per permettere anche a chi ha perso l’uso delle gambe di guidare un manubrio all’aria aperta. 

BRENTA MEDIA PADOVANA

A Carmignano sul Brenta abbandoniamo la sponda sinistra per passare a destra, nei pressi di Fontaniva.


Ponte ferroviario

In questo tratto il fiume è affiancato da numerose cave di ghiaia; in una intersechiamo perfino i binari di una ferrovia a scartamento ridotto, e poche centinaia di metri avanti costeggiamo il deposito con le mini locomotive in disarmo.


Locomotiva da cava

Molte di queste cave si sono riempite d’acqua, formando piccoli laghi, ed è bellissimo guidare sulla striscia di terra, larga poche decine di metri, che separa la superficie liscia del lago dalle rapide correnti del fiume.


Cave trasformate in laghi

Ma non crediate che lungo i fiumi non si spinga mai la moto! In una di queste cave sbaglio a prendere l’argine, e tento di riguadagnarlo dribblando degli enormi coni di terra di riporto, dall’inequivocabile odore di merda!
Ma non ho abbastanza slancio, e cado rovinosamente dalla scarpata dell’argine; lì si produce il Padre di tutti gli ingolfamenti: dieci minuti buoni per far ripartire l’XR, mentre i mefitici miasmi impregnano le nostre vesti.


Diego in azione su una rampa assai ripida, ma facile

BRENTA MEDIA PADOVANA

Questa sezione è molto piacevole da fare in moto, nonostante il fiume si sia oramai inserito in un letto profondo, senza le grandi distese pietrose e sabbiose dell’alta pianura.
L’andamento meandriforme del Brenta crea comunque spazi naturali, boschi, penisole, paludi in cui girare.


Incontro con dei pastori


Cosa mira Diego, dal margine di questo paludoso ramo secondario?


…Se questo coraggioso ciclista si ammazzerà o pure no su quella discesona!

Devo dire che col nostro comportamento siamo riusciti a fare il giro ricevendo un solo atto di rabbia in tutta la giornata; nell’incrociare ciclisti e pedoni rallentavamo al massimo, cambiando noi traiettoria o addirittura uscendo dalla pista per non impolverarli infangarli; coi cavalli rigorosamente spegnevamo il motore; sempre abbiamo salutato le persone, e siamo stati ricambiati, anche con simpatia, come con i mountain bikers della foto.


Ma ora tocca a noi: Diego impostato sulle pedane…


…Alves meno stiloso

ORA DI MECCANICA

Ma poteva filare tutto liscio? No.
La moto comincia a singhiozzare, soprattutto ai bassi regimi; so già di che si tratta: mi fermo e dagli sfiati del carburatore esce copiosa la benzina. Quando dallo sfiato della vaschetta del carburatore esce il carburante il principale imputato è il galleggiante, che non chiude il passaggio alla benzina.
Da mesi ho questo ricorrente problema, ho lavato il carburatore, controllato l’interno ma niente, il problema persiste.
Di solito ovvio all’inconveniente tirando le marce basse, o percuotendo la vaschetta del carburatore, in modo che il galleggiante si sblocchi.
Provo a fare così anche ora, ma non appena apro il rubinetto del serbatoio, 2 secondi dopo esce il fiotto dallo sfiato!


In panne sull’argine


Diego sceglie sempre il posto giusto per una pausa cicca…

Siamo quasi al termine di questo pezzo off, pertanto decidiamo di arrivare al paese e vedere il da farsi. Raggiungiamo Piazzola sul Brenta, l’XR non va bene, attraversiamo il ponte fino a Campo San Martino e ci fermiamo nel piazzale di una trattoria dove apro l’”Alves officina”:


L’XR ridotta al nudo telaio


Eccomi scrutare le viscere del carburatore…

Il carburatore non è sporco, nei getti soffio aria e sono liberi, il galleggiante non è crepato e si muove liberamente: che ca**o ha sta moto?
Rimuovo il galleggiante e la valvola collegata, e che mi trovo: un minuscolo pezzettino di carta stagnola, che inficiava la chiusura della valvola stessa, dando il via alla perdita di benzina!
Con i colpi e le vibrazioni della guida la stagnola ogni tanto si muoveva, e la moto ritornava funzionare bene, mapoi inevitabilmente il pezzettino tornava a bloccare il galleggiante.
Come sia finita lì sarà per sempre un mistero!
Nei rimanenti 230 km della giornata mai più un problema.

HINTERLAND PADOVANO

Ci si fermava alla vicina trattoria per un panino e caffè, ma non avevo il meritato relax: 2-3 tipici “personaggi” da bar attaccavano bottone; io cercavo di evitarli, ma Diego teneva banco e questi facevano un minestrone di moto, ecologia, formula 1, caccia, in puro stile Italian Bar Sport.
Sono le 12.30 quando ci schiodiamo da Campo San Martino, mantenendo sempre la sponda sinistra del Brenta.
Vaghiamo ancora un po’ ai margini dei campi coltivati, finchè arriviamo ai paesi dell’hinterland padovano: Limena, Vigodarzere, Cadoneghe.
Qui oramai il fiume è canalizzato, scorre aderente a paesi e strade, stretto negli argini.
La sponda sinistra è percorsa interamente da una pista ciclabile dal fondo naturale, a tratti ben tenuto ed inghiaiato, in altri di terra battuta; cerchiamo il più possibile di stare lungo il fiume, nella sottile striscia di terra tra argine e acqua, ma è veramente risicata e spesso ci tocca salire sulla sommità della pista. Per nostra fortuna è ora di pranzo e pochi sono i viandanti che incrociamo: immagino che al pomeriggio, magari col sole, sia impossibile passare di qui.
Allo sbarramento idraulico di Strà si esce finalmente dalla zona urbanizzata,  davanti solo a noi una trentina di km immersi nella campagna della bassa padovana.


Sbarramento idraulico


Under the bridge


Infinito: una bianca sterrata che si perde all’orizzonte, laggiù il mare.

Questo tratto del percorso, che ai più potrebbe sembrare noioso, è quasi il mio preferito: dopo tanto guidare in terreni spesso impegnativi, dopo le difficoltà di trovare la rotta, dopo la paura di essere acciuffati dalla pula, qui mi rilasso, lascio il motore borbottare in 5° marcia, respiro l’aria del fiume e già mi pare di sentire la salsedine del mare penetrarmi nelle narici, godo, anche se per pochi km, di questa sensazione di attraversamento dello spazio vuoto, come in un viaggio in terre lontane.
Prima di giungere la mare non possiamo però mancare all’appuntamento con la laguna.


Si vede che siamo in Laguna, dalle canne e dalle zanzare che tormentano il mio amico!

Costeggiamo la laguna, e quando vedo una enorme spiaggia di sabbia nera non resisto e mi ci ficco: su quel fondo pastoso le derapate riescono magnificamente, anche agli impediti come me, ma bisogna prestare attenzione a non avvicinarsi troppo all’acqua, lì la sabbia è impregnata di umidità, delle sabbie mobili dove si rischia di affondare!


L’argine della Laguna




Una immensa spiaggia nera accoglie le mie evoluzioni

MARE ADRIATICO

Gli ultimi km fino a Sottomarina sono di asfalto, raggiungiamo al zona della spiaggia libera, e oltre una duna appare l’Adriatico:


165 KM dalla partenza: e dobbiamo tornare indietro.


Mare Mosso (la foto, non il mare!)


On the beach a passo di danza

Sapete perché ho quella posizione ridicola? E perché la foto nella laguna sono così piccole?
Il mio compare Diego non se la sentiva di portare la preziosa WRF250 sui sabbioni salmastri del mare, aveva paura di rovinarla!
Questo autoscatto me lo sono fatto posando la digitale su una “impalcatura” fatta da rami trovati sulla spiaggia.

ENDURO A SOTTOMARINA

Sottomarina è la stazione balneare di Chioggia, ed occupa una penisola grossomodo triangolare, circoscritta dalle acque di Brenta, Laguna e mare
La zona turistica di Sottomarina si estende maggiormente verso la laguna, i terreni a ridosso del Brenta sono coltivati ad ortaggi, i famosi “Orti” di Sottomarina, piccoli appezzamenti familiari coltivati intensamente; dalle ultime palazzine ad uso turistico la strada sfuma in un polveroso sterrato fra gli orti, con enormi pozze disseccate, una infinita serie di whoops naturali.


Sottomarina, Orti di sinistra Brenta, rudimentali serre per gli ortaggi

La giornata si è incupita, nuvole grigie coprono tutto il cielo, e questo posto che d’estate è meta agognata di migliaia, milioni di turisti assume un’aria tetra, funerea: i campeggi chiusi sembrano campi profughi, le palazzine costruite in mezzo ai campi, raffazzonate e rifinite alla carlona, paiono uscite dai reportage sull’Albania di Enver Hoxa, e la presenza di questi inquietanti bunker disseminati fra le abitazioni mi fa dubitare se per caso non sono finito veramente in Albania:


Ridotta Santa Margherita, risalente alla II° Guerra Mondiale:Può sempre essere utile avere una postazione d’artiglieria in giardino!


Guardate che meraviglia! Ci può essere qualcosa di più orrendo e pacchiano? Una copia del castello di Cenerentola, ma venuto fuori come il castello di Dracula, sulle dune dell’Adriatico!

A Sottomarina restavamo poco, il tempo di un panino e una puntatina alla foce del Brenta per altre foto; erano le 15.00, si doveva accelerare il rientro.

FIUME BACCHIGLIONE

Il ritorno avveniva lungo il Bacchiglione; dalla confluenza col Brenta, a pochi km dal mare, per un tratto corrono paralleli nella bassa padovana, poi il Bacchiglione si allontana verso Bovolenta, da dove piega a 90° verso Padova.
La risalita sarà abbastanza noiosa: più canale che fiume, con gli argini quasi totalmente asfaltati in cima; per fortuna possiamo contare sulla sottile striscia erbosa ai piedi dell’argine, dove però si fanno sempre più numerose le macchine dei merenderos che fanno pic-nic, man mano che ci avviciniamo a Padova.


Bacchiglione Bassa Padovana: argine asfaltato, strisciolina d’erba, merenderos in fondo.

Alla periferia di Padova il fiume è affollatissimo di pedoni, biciclette, carrozzine,  gente che prende il sole, altri con barche radiocomandate, altri in barche vere…saltiamo a piè pari la zona, cercando di prendere i fiume fuori dall’abitato, in direzione Vicenza.
Ma non conosco la zona, sono stanco, e invece di seguire il nostro fiume finiamo su un canale secondario, la Brentella, che ci riporterebbe verso il bacino del Brenta.
Per rimediare all’errore ci dobbiamo sorbire molti km nella trafficatissima periferia padovana.
Nella campagna ritroviamo il fiume, che seguiamo a tratti alterni.
In terra vicentina imbocchiamo il Tesina Astico, correndo sulla sommità di quella muraglia che è l’argine, alto 7-8 metri sulla campagna circostante, fino a ritornare ai piedi delle montagne: dopo 3 fiumi percorsi per scendere al mare e tornare, 12 ore di godimento dalle 8.00 alle 20.00, 333 km percorsi di cui 2 terzi sicuri in off-road!


Campagna tra Vicenza e Padova: ponte ferroviario in disuso


Superamento di un canale laterale del Tesina per un esile passerella.

Ciao
Alves








Lancillotto

M I T I C O ... come sempre!

Complimenti per il giro, il report e le foto!
Ciao Lanci  ;)

Se proprio devi comprare una moto da enduro... compra una XR! Ricorda, l'asfalto è ruvido e grattugia anche d'estate: usa le protezioni!

RAZZO

Questo si che è un report con gli attributi !!  :applausi:

Honda-Razzo.


WAKATADAO RESING TIM

KAZZEMBERGHER TEAM

Pablo

I report del Ns Alves... sono degni di una rubrica in qualche testata giornalistica!!! Sia come racconto che come qualità delle fotografia...

Pablo  ;)


Giuro davanti a Dio: MAI e MAI Più...
Fino alla prossima volta!!

matteoxr

#4
complimenti per il report e per il set di attrezzi!!!

A2

piaggio vespa primavera 125/1972 - honda xr 650r - ducati monster S4R - honda cre 250 - yamaha xt250/1984

Stefano80

www.specialmotors.net

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Honda XR 650R SM - Honda XR 250 '92
Honda XL 350R - Beta TR-35 Reverse 125 - Beta TR-34 260 - Cagiva Elefant 750 - Guzzi V65 SP - Guzzi V50C - Yamaha SR 250
Mazda MX-5 NA - Suzuki SJ 413 - Toyota 4Runner


axel3


nik


ivx

Bravissimo Alves, spero in tanti di questi rapporti. Roba buona ..scritta da chi ama questo sport. Grazie
EX XR600R ora XR650sm - Rombo di tuono...furor di tempesta....l'XR funesta roboando s'avanza

Pablo

Citazione di: matteoxr il Aprile 10, 2006, 16:26:22 PM
complimenti per il report e per il set di attrezzi!!!

ATTREZZI???? Questo pazzo di Alves ha una vera officina MOBILE!!!  :P se vai fuori con lui se grippi ha tutti i ricambi dietro!!!

Pablo

P.S.
Quasi quasi vengo a fare un giretto da quelle parti... così mi sistemi la carburazione..  :-*


Giuro davanti a Dio: MAI e MAI Più...
Fino alla prossima volta!!

HELLAS

Veramente bello sia il racconto che il percorso complimenti ho avuto molto piacere a leggerlo

guigon


[_Sk|zZo_]

Anche se non sono un'endurista ho veramente apprezzato  ;D
Comunque in astico ci vengo a pescare pure io, chissa magari quest'estate ci si incontra  :D

Il Regolarista

Spesso non serve andar in Africa  ;) ;) ..... Alves viaggi low cost  ;D ;D
i cavalieri di camelot vi aspettano fuori dai cancelli
membro di tana delle tigri ...... dio ci si arrapa con gli enduristi :)