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Croazia Off-Road Vintage 97

Aperto da alves, Maggio 09, 2006, 16:36:28 PM

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alves

Posto questo racconto di un viaggio  in Croazia, forse l’avevo già messo, ma non trovo più; comunque ci ho messo le foto, anche se di pessima qualità.

Ciao
Alves

CROAZIA SLOVENIA '97

Dopo il viaggio in Slovenia del '95 con Diego RU, mi ero convinto, e lo sono tuttora, che quei luoghi fossero un paradiso del fuoristrada motociclistico a 2 passi da casa.
Sulla carta 1:200.000, nelle zone interne di Slovenia e Croazia si vedono vastissime macchie verdi con quasi nessun paese e lunghe strade sterrate attraverso valli e montagne: quale miglior posto dove andare in moto?
A fine '95 mi ero preso un XR 600, ed ero ancor più ansioso di tornare nella  ex-Jugoslavia, convinto che con tale superba macchina da fuoristrada mi sarei divertito ancora di più che con il Cagiva Tamanaco 125.
Purtroppo l'anno successivo non riuscii a rimontare in sella verso est, mi dovetti accontentare di una "romantica" 2 giorni a cavallo del Lago di Garda con RU, infatti non volle saperne di affrontare viaggi lunghi, magari all'estero, con il Gilera R1 160 Polini.
Anche l'anno dopo nessuno dei miei amici era disponibile, chi per la famiglia, chi per la moto, chi non gli interessava;
non sarei andato via in moto se non fosse improvvisamente comparso Junky, il vero protagonista di questo viaggio.

HARLEY DAVIDSON E MARLBORO MAN

Un giorno mi telefona questo perfetto sconosciuto: ha letto il mio annuncio su Motociclismo del '95, dove cercavo compagni per il viaggio in Slovenia: meglio tardi che mai. Lo invito a casa mia e si presenta un giovane allampanato dall'aspetto un po’ sdrucito, capello sconvolto, uguale al cantante dei Verve (quello che nel video di Bitter Sweet Harmony se ne va in giro per la città dando spallate a tutti i passanti che incontra); unica differenza, 2 orecchie a sventola rubate direttamente a Topo Gigio. In omaggio mi porta un vecchio numero di Motociclismo dove c'era la prova dell'XR600 '94.
Junky aveva 27 anni e un curriculum motociclistico "atipico": fino al conseguimento della maturità non aveva guidato altro che ciclomotori Piaggio iper-elaborati, causa divieto della madre che voleva si concentrasse negli studi; poiché era stato bocciato un paio d'anni, di moto non ne ha viste fin oltre i 20 anni. Comunque anche con questi "scarsi" mezzi era riuscito a mettere più volte a repentaglio la sua e altrui vita: una volta, mi raccontò, rischiò di travolgere l'atterrito amico da cui aveva avuto in prestito una vecchia Aprilia 125 da cross.
Un giorno entrò nel vero motociclismo, categoria pesi massimi : dal Ciao all'Harley.Davidson Sportser 1200!
In 2 anni fece 40.000 km con l'Harley, ma senza mai uscire dai confini della provincia poiché non aveva la patente A e guidava rinnovando più volte il Foglio Rosa!
Questo durò fino a quello che definì l'incidente della sua vita: fu falciato da un'auto in un incrocio, rimediando una bella serie di fratture. Si convinse che continuare a girare con l'H-D gli sarebbe stato fatale perciò la vendette, ma non per rinunciare definitivamente alla moto, bensì per acquistare una vetusta Suzuki DR 600 dell'88 e darsi all'enduro: uno dei rari casi documentati di tradimento del marchio americano!
Smessi i panni di Harleysta, mi chiedeva di fare uscite su sterrato assieme e magari organizzare qualcosa per l'estate.
Le prime uscite non furono molto esaltanti: difficile conciliare itinerari compatibili quando in una compagnia ci sono una XR 600 votata all'off-road,un KLR 250 assettato da fuoristrada (una vera capra da montagna!) un manico con Aprilia RX, una Honda MTX tenuta su col fil di ferro ma pur sempre leggera e gommata off-road , un DR 600 da 150 kg e gomme da strada (non ne voleva saper di cambiarle per paura di perdere aderenza su strada)! In questo stato pure un sentiero facile facile, che avrebbe fatto anche una Vespa, bastava a fermare Junky: hai voglia a spingerlo e spesso il suo giro finiva anzitempo e tornava indietro da solo!
Non che andasse piano però; anzi, dove riusciva a portare la "balenottera" dava del gran gas senza ritegno alcuno, prendendosi anche dei rischi. Inoltre non si rendeva assolutamente conto dell'inadeguatezza del suo mezzo per il fuoristrada: se, per non farlo tornare a casa anzitempo, programmavo giri facili, si vantava di riuscire a fare, col suo quintale e mezzo e gomme lisce, gli stessi percorsi di moto più leggere e gommate off-road: perché cambiare moto o almeno le gomme ? Non serve!! Quando si impiantava, si incazzava e diceva che non erano posti da andare in moto.

Nonostante le premesse non troppo confortanti, decisi di andare con lui in Slovenia e Croazia: in fondo dovevamo fare sterrati, mica trial; Junky lasciò a me fare l'itinerario, a lui interessava solo che ci fosse un pò di mare, 10-12-13 giorni di viaggio per lui non c'erano problemi, sarebbe stato via anche tutto il mese di ferie che aveva.
Per risparmiare optai per tenda e cucina da campeggio, con tutto l'aggravio di peso connesso; per lo stesso motivo mi costruii in casa i portabagagli: un portapacchi anteriore, ricavato da un vecchio specchietto supplementare per il rimorchio roulotte, dove mettere stuoino, sacco a pelo e la borsetta degli attrezzi; una lastra di acciaio, imbullonata all'attacco del parafango posteriore per il baule, come base per il bauletto. Tutto l'insieme era posticcio e traballante, inadatto ad affrontare piste sterrate, per cui avevo pensato ad un itinerario a margherita: fare campo base in una località strategica e girarci attorno per qualche giorno; dopo qualche giorno prendere tende e bagagli e spostarsi in un'altra zona.
Prima meta: Istria, seconda: isole del Quarnaro; poi si avrebbe visto in loco.
Risparmiai anche sulle gomme: dietro montai un Pirelli MT21, tassellato da lunghe percorrenze; davanti recuperai il Pirelli MT70, primo equipaggiamento del Tamanaco, inconsistente in fuoristrada e inaffidabile su asfalto, per via dei pseudo-tasselli esagonali, di una spalla inesistente e di una sezione ridotta.

SI PARTE

Prua ad est, verso Cittanova, Istria, rigorosamente per strade statali.
Alves, stile tra il profugo e il dakariano: fagotto chiuso con lo spago sul portapacchi ant., bauletto con zaino legato sopra, marsupio da enduro; completo fuoristradistico: stivali Alpinestars anni '70 "Roger de Coster" con placca tibiale in ferro (ereditati dallo zio), pantaloni, maglia, giacca, guanti, gomitiere, ginocchiere, paraschiena, casco jet con mentoniera staccabile + occhialoni.
Junky, stile 883: bauletto + sacco a pelo e tenda fissati sul posto passeggero; stivali Alpinestars in pelle scamosciata, jeans, ginocchiere da pallavolo, giubbotto in pelle VANS con protezioni, casco aperto modello soldato tedesco della Whermacht, occhiali da sole. Un adesivo di "Ken il Guerriero" sulla fiancatine abbelliva l'insieme.
La traversata della pianura veneta non è delle più rilassanti, almeno per me: nonostante avessi sostituito la corona originale da 48 con una da 45, non riuscivo a tenere una media superiore agli 80-90 km/h, per le vibrazioni e il motore su di giri: dopo qualche decina di km non sapevo più come mettere il sedere sulla sella! Il DR di Junky invece fila liscio come sull'olio e deve mordere il freno.
A Palmanova ci fermiamo a pranzo: io mi accontenterei di un panino, Junky no, ha troppa fame, e mi trascina in una pizzeria tutta "fighetta" proprio in centro città: fosco presentimento per le mie magre finanze! In compenso ne approfittiamo per fare un giro per questa originale ed interessante cittadina.
Piazzaforte militare fortificata dai veneziani nel 1593, è interamente circondata da bastioni e fossato, presenta una caratteristica pianta a stella a 9 punte, con 9 porte le cui strade convergono simmetriche alla piazza in centro città.
Ripartiamo immersi in una calura africana, almeno per me, che guido bardato di tutto punto, mentre Junky, tolto il Vans, si gode l'arietta in T-shirt.
Al valico di Rabuiese troviamo una colonna interminabile di profughi in fuga dalla guerra. No, mi sbaglio, è gente ancora più disperata: torme di vacanzieri che cercano di raggiungere l'agognata vacanza; intanto stanno a cucinarsi dentro le auto arroventate dal sole.
Sfiliamo a lato della colonna fino alla dogana dove mi aspetta il mio attimo di gloria: Il doganiere mi fa notare la mancanza dello specchietto DX, ma è solo una scusa per attaccare bottone e farmi domande sulla moto.
Saluto e mi sposto al benzinaio. Sono intento nell'operazione quando vengo affiancato da un custom jap scintillante, a bordo un lui e una lei vestiti impeccabilmente, nemmeno un moscerino sulla visiera. Il biker mi punta e mi fa, seriosissimo: tu si hai 2 palle!
"C@@@o, un frocio alla Village People!!" penso.
Lo fisso con sguardo beota senza rispondere e allora aggiunge: "Si, c'hai proprio 2 palle grosse così per arrivare fin qui con l'XR da Vicenza, l'avevo anch'io e so quanto vibra, sei un duro!
Gongolo tronfio di orgoglio, ma non sono l'unico con l'XR da Vicenza, c'è anche un tipo da Brendola che però si fa portare i bagagli dagli amici in auto: troppo facile!
Attraversiamo velocemente l'Istria Slovena, la strada si fa lucida e scivolosa per la salsedine, siamo in Croazia. Col culo distrutto terminiamo la nostra giornata al Camping "Lanterna". Nel residence limitrofo ci sono alcuni miei amici scledensi, che andiamo a salutare e ci accordiamo per qualche uscita serale assieme.

CICARIJA (CICERIA)

L'indomani Junky ha ancora estro di andare in moto, partiamo verso la Ciceria, regione poco nota all'interno dell'Istria, alla ricerca di sterrati su cui lanciare i nostri bolidi.
Così la descrive la mia guida: "La Ciceria è situata ai confini tra la repubblica di Slovenia e quella di Croazia ed essendo caratterizzata da aree rimaste prevalentemente rurali e non turistiche, è sprovvista di cartografia civile. L’ambiente quindi, è ancora tutto da esplorare... questo è un luogo veramente singolare, da rispettare e conservare intatto".
A pochi km dal nostro camping sfocia in mare il torrente Quieto, lungo la sua valle è segnata una strada sterrata. La mia aspettativa è confermata: una larga strada bianca di fine ghiaino si inoltra verso l'interno, circondata da campi coltivati; più oltre, basse colline cespugliose. Le curve sono a raggio largo, la velocità è elevata, la polvere lo è altrettanto.
Arriviamo nei pressi del paese di Motovun (Montona), arroccato su un colle: saliamo a visitare il villaggio – fortezza. Il panorama è ampio, tutto attorno colline riarse dall'estate, radi i segni della presenza dell'uomo.


La valle del Quieto vista da Montona

Nella piazza è in corso un matrimonio, credo di italiani, non so se Istriani o ex profughi della 2° guerra mondiale: senza rancore o coloriture politiche, ma queste erano terre italiane, questa perdita è stata un tragedia nazionale, soprattutto per quei 300.000 esuli che hanno abbandonato la regione per non finire sotto il giogo di Tito, per non parlare delle foibe.
E' molto suggestiva l'atmosfera di questa cerimonia che coinvolge tutta la borgata, ha il sapore delle feste di una volta, da "Sabato del villaggio" di Leopardiana memoria;  mi piacerebbe essere invitato, partecipare alla festa ma non ho abbastanza faccia tosta e poi io e Junky  siamo sporchi, brutti e cattivi, drop-out quasi come Peter Fonda e Dennis Hopper in "Easy Rider"!
Ripartiamo in direzione Buzet, lungo una valle che attraversa basse colline. La strada che percorriamo è decisamente poco frequentata, non sono zone molto turistiche. Tento una deviazione in off-road: subito c'è un torrentello da guadare; sembra facile ma in realtà è più profondo del previsto e ci bagniamo da capo a piedi. Per giunta siamo in un vicolo cieco e ci tocca tornare dall'altra parte e completare il "bagno". Mi accorgo di avere una piccola crepa sul disco freno ant. (3 mm dall'asola di alleggerimento fino al bordo esterno del disco); mentre mi avvilisco pensando alla futura spesa per la sostituzione, Junky non si capacita che un guado abbia provocato ciò e non perde l'occasione di incensare il suo DR600: in realtà non credo che il crepo sia dovuto all'acqua, probabilmente c'era già e non me n'ero accorto. Fatto stà che avrei voglia di scaraventarlo in acqua, lui e il suo DR, ma la rivincita Honda non tarderà ad arrivare il giorno stesso!
A pranzo arriviamo a Buzet, anch'essa edificata sopra un poggio che domina la valle sottostante.
Stiamo salendo i tornanti che portano al centro storico quando, senza avvertire, la mia ruota ant. decide che è ora di sdraiarsi dopo tanti km in piedi e senza rendermene conto mi ritrovo lungo disteso sull'asfalto, per fortuna senza conseguenze e danni alla moto: è la seconda volta che cado su strada, stavolta devo ringraziare un asfalto scivoloso come sapone e la mia stupidaggine di montare una gomma schifosa. Junky, da vero amico, non manca di sottolineare quest'ultima cosa!
Un panino al volo ed è tempo si affrontare la Ciceria; la zona è si boscosa e poco abitata, ma fatico a trovare un percorso di fuoristrada evidente e la cartina non mi è di molto aiuto: dove andare?
Imbocco una vera mulattiera, profondamente scavata, che si inerpica a lato di una cava in abbandono. Mi esalto, questo è l'habitat ideale dell'XR, non l'asfalto, ma Junky è subito in difficoltà e ben presto abbandoniamo l'impresa.


Cicaria, la resa in mulattiera

La regione è molto bella, fitti boschi ricoprono basse e ondulate montagne; finalmente nei pressi di Racija Vas imbocchiamo un ampio sterrato tra i boschi: guidiamo completamente immersi nella foresta, un vero e proprio tunnel verde. Andiamo a 70-80 km/h, rapidamente la strada ci porta quasi fino al mare, che vediamo dall'alto; non siamo molto distanti da Opatija (Abbazia), sul versante Istriano che si affaccia sul golfo del Quarnaro.




Panorami della Cicaria

Per tornare verso ovest occorre superare il monte Ucka (Maggiore) 1396 m.s.l., il più alto rilievo dell'Istria: Un Tunnel lo perfora ma noi preferiamo la vecchia strada di montagna. Percorrendo il versante interno, verso Buzet, capiamo il perché del tunnel: il nastro di asfalto, molto rovinato, scende con pendenze assurde e continue curve dal raggio sempre diverso, sembra quasi si avvitino su se stesse.
Qui la mia Honda si prende la rivincita sulla Suzuki: nonostante il piccolo crepo, il freno anteriore fa egregiamente il suo dovere, mentre quello di Junky va in surriscaldamento, diventa viola e costringe il pilota ad una lenta discesa di freno motore in 1°, mentre io aspetto scocciato in fondo!
Di nuovo nei pressi di Motovun, facciamo nuovamente la sterrata del Quieto: ormai pratici del percorso, ci lanciamo a tutta manetta. Terza, quarta, quinta in pieno, sedere il più possibile arretrato per dare più peso e maggiore trazione sulla ruota motrice, busto steso sul serbatoio per tenere a terra l'anteriore. Mi giro un secondo per vedere Junky ma tutto ciò che vedo è una enorme nuvola di polvere bianca che dalla strada si allarga a tutta la valle! Passo a fianco di alcuni contadini intenti al lavoro in mezzo ai campi, non avranno nemmeno avuto il tempo di rendersi conto di cosa è passato!
Il contakm segna 120, 130, tocca i 140, li passa e la lancetta ferma la sua corsa sul fondoscala! starò andando a 150 km/h, la moto sembra non toccare nemmeno il suolo; tengo questa folle velocità per 4 lunghi secondi, poi lascio l'acceleratore e ritorno a terra.
Dopo qualche minuto arriva Junky, si era fermato per evitare la polvere ma anche lui ha tirato come un forsennato, non ne dubitavo! 


La sterrata della valle del Quieto: 150 km/h!

POLA

Dopo un giorno di relax in spiaggia siamo ritemprati per la moto: stavolta andiamo a sud, verso Pola, cercando d'infilare nel giro un po’ fuoristrada.
Circa a metà della costa occidentale istriana si apre il Canale di Lemme, un vero e proprio fiordo profondo alcuni km; la strada per Pola gli passa a fianco.


Canale di Lemme

Scatto alcune foto, poi imbocchiamo la sterrata che si inoltra nel vallone che costituisce la parte emersa del Canale di Lemme.Questa stradina di terra corre nella macchia mediterranea è divertente ma stretta, ogni tanto qualche ramo troppo sporgente mi graffia la giacca, non so come faccia Junky ad andarsene in giro in maglietta!
Il tratto finale del vallone è dominato dai ruderi di un castello, Divgrad, in italiano Duecastelli, è il nome segnato sulla carta, saliamo a visitarlo.


Il borgo di Duecastelli osservato dal fondo del Vallone di Canfarano.

Entriamo con la moto all'interno dei ruderi passando sotto archi di pietra e muri pericolanti. Più che un castello sembra un borgo fortificato; è un luogo molto suggestivo, chissà quante storie ci sono fra queste pietre, sono questi i momenti e le sensazioni che mi aspetto di trovare da un viaggio in moto: posti dimenticati, memorie, avventure, emozioni.


L’ingresso di Duecastelli


Junky nella piazza di Duecastelli

Scattate le foto di rito torniamo, per asfalto, sulla strada per Pola che però abbandoniamo ben presto per imboccare una laterale che porta verso la costa: la mia intenzione è arrivare a Pola attraverso le carrarecce e sterrate che percorrono la macchia mediterranea lungo la fascia costiera.
Troviamo quasi subito delle strette e polverose stradine ma ci ritroviamo in mezzo ad un dedalo di vie che portano ai vari poderi e appezzamenti agricoli della zona: orientarsi nella boscaglia non è semplice, ci sono continuamente bivi assolutamente uguali fra di loro, manca una via maestra da seguire. Dopo qualche km ritorniamo sull'asfalto e proseguiamo per  Pola.
Dal punto di vista fuoristradistico l'Istria si rivela una mezza delusione: la zona è si impervia e selvaggia ma mancano itinerari evidenti (come può essere un valico sterrato o una mulattiera che sale in vetta ad un monte) solo carrarecce anonime sulle colline.  Ma che si possa fare fuoristrada con soddisfazione ne sono certo: nel nostro campeggio c'era una compagnia di triestini con enduro professionali e furgone appoggio, di sicuro conoscevano i posti o avevano una guida locale.
A Pola facciamo i turisti canonici: macchina fotografia, guida in mano, visitiamo l'arena, il centro storico, la rocca sul colle; però non mi piace molto, è impersonale e un po’ sporca, molto più belle le cittadine sulla costa a nord, Rovigno, Parenzo, ecc..
Rientro in campeggio senza storia, lungo la strada principale.


Pola, Anfiteatro Romano


Pola, la fortezza

VIVERE CON JUNKY

La vita con Junky richiede una notevole dote di adattamento: non si sbatte troppo a lavorare, nemmeno per prepararsi da mangiare; sebbene abbia con me fornellino e tegami vari, mattina, mezzogiorno e sera preferisce andare al bar-tavola calda del campeggio.
Per non stare da solo, sono costretto a seguirlo, e il portafoglio piange!!
Se Junky non bada a spese nel mangiare (e nel bere!), in compenso risparmia sul sapone: più volte alla sera non si farà la doccia, spiegandomi candidamente che tanto aveva fatto il bagno in mare!!
D'accordo che il mare istriano è pulito e che per il motociclista un po’ di sporco non deve essere un problema (anch'io in Africa sono stato senza lavarmi per molti giorni) ma se si può fare una doccia e non la si fa, l'appellativo di puzzone è ben meritato!
Comunque in spiaggia il mio amico si fa notare: il torace è devastato da ustioni (da piccolo si rovesciò l'acqua bollente addosso); alcune cicatrici, di cui una alla gola, segnano le tappe del suo curriculum motociclistico.
Il mio compagno di viaggio è assolutamente imprevedibile: sta in sella per ore, ma alle 17.00, deve fermarsi da qualche parte a fare merenda con panino e birra media; deve assolutamente dedicare un po’ di ore al giorno all'abbronzatura e tante altre stranezze. Ma ero stato avvertito dai suoi amici: mi avevano fatto gli auguri uno volta saputo che partivamo insieme.
Il camping dove soggiorniamo è bello e confortevole, la pineta in cui sorge si affaccia su una piccola baia con spiaggia e scogli. C'è il ristorantino con la terrazza sul mare, quando non usciamo stiamo lì a mangiare. poi si balla, sperando invano che qualche turista ci noti!
Per fortuna che qualche volta Andrea L., mio ex-compagno di liceo ed ex-compagno di stanza all'università, ci viene a prendere in auto, e passiamo la serata girando per le incantevoli cittadine veneziane della costa. Ho la netta sensazione che la vita in questi luoghi sia deliziosa: sole, mare, pesce, vino, tempo al tempo nel fare le cose della vita: ma lo so che i croati sono i poveri e noi i ricchi italiani, forse le mie sono solo farneticazioni da turista.
Una sera io e Junky ci imbattiamo in un campetto da cross dove affittano go-kart da cross e decidiamo di provarci. A vederli sono impressionanti, sembrano usciti direttamente dal film "Mad Max": gommoni artigliati, roll-bar, protezioni dappertutto; peccato che siano motorizzati con monocilindrici Honda 350 4T, appena sufficienti a farli andare avanti! In pista li guidiamo a tavoletta anche in curva, tanto di derapate di potenza non se ne parla proprio, la velocità massima è quella di un Solex, sinceramente i go-kart da pista sono 100 volte più adrenalinici!
Con Junky è subito bagarre per stare davanti, per un po’ mi tiene testa ma riesco a infilarlo e a passare davanti, mentre tenta di riprendermi si intraversa e il mono si spegne: il gestore ci mette minuti interi a farlo ripartire, intanto io giro a sbafo e godo della vittoria!
La serata si conclude in un casinò (memorabile la nostra mise: Alves scarpe da ginnastica e giacca da enduro, Junky con gli stessi jeans che usa di giorno in moto e K-way): 5000£ perse alle slot-machine per me, qualche spicciolo rimediato dal mio socio.

MILITAR-ZONE

Piove. Inutile rimanere: smontiamo il campo, carichiamo le moto e via verso le Isole del Quarnaro.
Dopo tanto sole e calura, mi piace guidare sentendo l'odore della pioggia sul terreno e le gocce colpirmi: che stia diventando matto?
L'imbarco del traghetto per Cres è circa a metà della costa orientale istriana. La strada principale passa per Pola, per evitare il periplo di tutta la penisola, nei pressi del Canale di Lemme ripercorriamo la sterrata fino a Divgrad. A Canfarano cerco qualche strada campestre che ci porti sulla rotabile Pola-Labin. Stavolta mi va bene, finalmente qualche km di fondo naturale nella brughiera istriana; ci fermiamo a fare delle foto; siamo in un punto dove, tutto attorno a 360°, non si vedono tracce umane, all'infuori della strada.




Nella campagna di Canfarano

Ritroviamo l'asfalto nei pressi di Barban e scendiamo nella piana costiera alla foce del fiume Raska Draga. La strada principale prosegue tortuosa sulle colline verso Labin mentre il fiume a monte si infila in una stretta valle, lunga alcuni km, fino a sbucare in un polje, ossia una piana di origine carsica circondata da rilievi.
Lungo il corso d'acqua, la ferrovia e una labile traccia di carrareccia: andiamoci!
Ad un passaggio a livello senza sbarre lasciamo l'asfalto per la strada bianca che corre in mezzo ai campi, a fianco dei binari; c'è un cartello di divieto ma ce ne freghiamo.
Corriamo sullo sterrato, le colline si avvicinano, ci sono basse costruzioni addossate al monte, recintante; una specie di hangar si apre sul fianco della collina: ca**o, siamo in zona militare e stiamo andando dritti verso la base!!
Svolto per l'unica stradina laterale che vedo, dovrebbe essere quella giusta! Ci ritroviamo all'interno di un boschetto molto fitto, almeno  i militari non ci vedono. Per me non sarebbe il primo incontro ravvicinato con i militari dell'armata Jugoslava e discendenti: nel 1990 sconfinammo con la barca, a causa di un guasto all'elica, in area militare, nuotai fino a riva per chiedere aiuto, mi lacerai lo stinco sugli scogli, per essere infine "catturato" dal soldato di guardia, costantemente sotto tiro del suo mitra! Ero un ragazzino di 15 anni, solo i militari riescono ad essere così ottusi e ridicoli!   
Andiamo avanti, la strada diventa stretta pista fangosa, sembra sia stata aperta nella boscaglia col machete. Le pozze di pantano si fanno sempre più profonde, le mie ruote tassellate si trasformano in lisce caciotte, figurarsi Junky e le sue slick. La moto slitta sia davanti che dietro, impossibile sostenerla, finiamo entrambi nel fango, ci rialziamo ma dopo 10 mt. sono di nuovo per terra.


La pista fangosa della valle di Raska Draga


Assaggio di fango istriano

Impossibile proseguire, la traccia è sempre più labile, torniamo sui nostri passi: sbirciamo circospetti dal boschetto, nessuno in vista nella base militare, sembra deserta, come razzi saltiamo sulla strada bianca e presto raggiungiamo l'asfalto, in un festival di pezzi di fango sparati in aria dalle ruote.



ISOLE

L'imbarco per l'isola di Cres è un punto sperduto sulla costa, non ci sono case, solo il molo e gli uffici della compagnia di navigazione.
Finalmente il sole fa capolino tra le nubi e ci godiamo la traversata dello stretto; mi piace molto l'abbinamento moto+nave, da quella volta che avevo fatto una 2 giorni sulle 2 sponde del Garda con passaggio traghetto in mezzo; trovo affascinante l'idea di saltare di isola in isola, in fondo lo spirito di motociclisti e marinai è simile, entrambi vanno per terra e per mare solo per il gusto di vagare, di vedere cosa c'è oltre l'orizzonte quotidiano.
Sbarchiamo sulla punta settentrionale dell'isola: dall'imbarco la strada guadagna quota con alcuni tornanti e si dirige a sud correndo alta sulla costa. Il panorama è stupendo: alla nostra sinistra una montagna ripidissima, arida, brulla e scoscesa; a destra il mare, punteggiato dai mille riflessi del sole che comincia a calare verso occidente, fino a che non scomparirà nel mare. Sono i momenti in cui ringrazi di avere la passione della motocicletta ed essere lì in sella.


Isola di Cres, sulla litoranea costiera   


Costa istriana sullo sfondo

A Cres paese scorgiamo una pista tagliafuoco che dal porto si inerpica sul fianco della collina: il fondo è duro ma non troppo sconnesso, di un singolare colore rossiccio; una volta preso quota, segue il profilo della costa con infinite curve, senza mai perdere di vista il mare.
Dopo circa 15 km di libidine ritroviamo l'asfalto nei pressi della località di Valun, dove ci fermiamo a cercare alloggio.


Valun


Il campeggio

Valun sarà il "POSTO" per eccellenza di questo viaggio: non è altro che una manciata di case annidate in una piccola baia. La strada asfaltata termina in un piazzale alcune centinaia di metri sopra l'abitato; una rampa cementata permette di scendere nella piazzetta affacciata sul porticciolo, ma solo per scaricare i bagagli, l'auto si deve lasciarla al piazzale, niente auto a Valun!
Di lungomare ci saranno si e no 200 metri, tutta la mondanità locale è in 2 ristoranti, 2 bar,1 campeggio. L'ufficio turistico, in una piccola stanzetta, amministra le camere in affitto e gli ospiti del campeggio.
Il campeggio occupa la parte più interna della baia, all'interno di una valletta. Si affaccia sugli unici 100 metri di spiaggia di Valun; dietro, un piccolo fazzoletto di terra con la baracca dei servizi e spazio per le tende "familiari"; tutt'attorno, sui pendii, tende canadesi ed igloo piantate su minuscoli terrazzamenti agricoli, in mezzo agli ulivi. Questo è un campeggio a misura di tenda: infatti per accedervi bisogna percorrere una stradina in terra battuta, lunga 150 metri e larga 2,tagliata sul fianco della collinetta che separa il campeggio dall'abitato. Per portare tenda e bagagli all'interno del campeggio, l'organizzazione fornisce agli ospiti un carrello, da trainare a mano lungo la stradina: fenomenale, altro che club med!
Ancora adesso, quando la vita di ogni giorno si fa noiosa e stressante, grigia e senza gioia, insomma insopportabile, penso:"mollo tutto, andate tutti a …, io me ne vado a Valun, a stare steso sulla spiaggia tutto il giorno con un libro in mano.
La sera prendiamo posto in uno dei due ristoranti all'aperto, specialità pesce fresco e stavolta non bado a spese! Sono così preso dalla mie cozze alla marinara che non mi accorgo del sopraggiungere di 2 ragazze che ci chiedono di sedersi al nostro tavolo e a momenti non mi pianto in gola una cozza!
Sono tedesche, sono giovani, sono carine; già mi immagino un drastico mutamento di programma del nostro viaggio: Valun, spiaggia, grigliate, falò, tetě  a tetě con le doich-girls…
Conversiamo un po’, iniziamo un gioco da tavolo ma poi arriva un loro connazionale con cui sembra abbiano un mucchio di cose in comune, visto quanto parlano,e a noi non ci cagano più!
Abbandoniamo il tavolo sconfitti, "visitiamo" gli altri locali della piazza e poi di nuovo solo in tenda con Junky.

NELL’INTERNO DI CRES

La mattina seguente il tempo è ancora cupo, a malincuore lasciamo Valun.
Facciamo una puntatine al vicino borgo di Lubenice, aggrappato su una rupe a precipizio sul mare.


Lubenice

poi andiamo in cerca della strada, forse sterrata, che costeggia il lago Vransko; la stradina è ancora
sterrata, anzi rocciosa, tanti gradini di pietra dove spiaccicare il sottocoppa, ma del lago nessuna
traccia: infatti siamo circondati da miriadi di muri a secco che delimitano piccolissimi poderi nella campagna e sul fianco delle colline, impossibile riuscire a vederlo.


Alla ricerca del Lago Vransko

Passiamo per la località di Stivan, nei pressi troviamo una deviazione in mezzo alla macchia che ci riporta sulla strada principale che percorre l'isola nella sua lunghezza.
Queste piccole località non turistiche, come pure le case isolate nella campagna, hanno un aspetto veramente malconcio e raffazzonato; la polvere, gli arbusti rinsecchiti ai lati delle case e un po’ tutto l'insieme ha un'aria molto "far west" ma senza alcun fascino da copertina patinata.
Tentiamo qualche divagazione laterale ma cancelli chiusi e rovi taglienti ci inducono a girare le ruote sull'asfalto.


Cres, la costa verso la terraferma

Dal punto di vista fuoristradistico anche l'isola di Cres si rivela una mezza delusione: troppo scoscesa e accidentata, pochi centri abitati, poche strade sterrate, solo sentieri da capre e pastori: probabilmente con un Trial si avrebbero maggiori soddisfazioni. Però c'è sempre il dubbio che con più tempo e con qualcuno pratico dei posti si potrebbe fare meglio. Al di là dell'off-road questi sono luoghi fantastici da percorrere in moto e sono comunque contento di esserci.
Cres è divisa da Losinj (Lussino) da un canale largo pochi metri, non so se naturale o artificiale, attraversiamo il ponte e siamo nell'isola di Lussino.
Ci fermiamo a Malj Losinj; il paesaggio è più dolce, il nostro campeggio è in una splendida pineta di pini marittimi; a fianco della nostra tenda c'è una coppia di nordici, marito e moglie, entrambi con la propria moto, 2 chilometriche custom Suzuki 1.400 cc, tutte cromo e cuoio:hanno un'età che potrebbero essere i miei genitori, i motard nordici sono troppo forti, speriamo di invecchiare così!
La sera la passiamo a spasso per Malj Losinj, incantevole cittadina di impronta veneziana, mi colpiscono le pietre di cui è fatta, levigate e lucide come specchi per la salsedine.

UNA MALEDETTA FORATURA

L'indomani ripercorriamo in su l'isola in direzione Cres, verso l'imbarco del traghetto per Krk (Veglia). Quest'isola è più vasta, sulla carta morfologicamente sembra più adatta al fuoristrada, è teatro, come la vicina isola di Rab (Arbe) di prove del campionato croato di enduro: speriamo bene!
Da Krk poi si potrebbe traghettare fino a Rab, da lì cercare un passaggio marittimo per la vicina isola di Pag, scenderla tutta fino alla regione di Zara e oltre: la fantasia corre, ma purtroppo non andrà così!
Risaliamo Cres incrociando nugoli di motociclisti di tutta Europa, un saluto caloroso da tutti, qualunque sia la moto, ti fa sentire membro di una grande famiglia.
Al porto di Cres vogliamo rifare la splendida tagliafuoco che porta aValun.


Noi il fuoristrada lo si faceva anche carichi così.


Sulla tagliafuoco costiera per Valun, prima del fattaccio.

dentro decisi, voglio gustarmela tutta ma forzo troppo e centro violentemente con l'anteriore una canaletta: dalla botta perdo il carico del portapacchi anteriore ma soprattutto buco la gomma! Risistemo il tutto e gonfio la camera d'aria con il Fast, sembra tenere; sono sprovvisto di camera di scorta, per carenza di spazio mi ero portato solo la bomboletta, confidando di trovarne una di ricambio in loco: errore fatale!
Il meccanico del paese di Cres mi dice che solo a Krk si trova la camera d'aria, nessun problema, ci avviamo verso l'imbarco per Krk, a Merag, dall'altro lato dell'isola. Arrivo all'imbarcadero con la ruota completamente a terra, ovviamente è solo poco più di un pontile, nessuno a cui chiedere assistenza.
Passiamo la traversata in compagnia di una giovane coppia di Varese che, in sella ad una vecchia Gilera RX 200 stracarica, si sta dirigendo a sud lungo la costa dalmata, con l'idea di traversare l'Adriatico fino ad Ancona e risalire lo stivale. La Gilera  ha già rotto un paio di raggi della ruota posteriore ma loro non sembrano tanto preoccupati: che coppia!
Allo sbarco di Krk ovviamente non c'è nessuno che può aiutarmi con la gomma, per cui prendiamo la strada per la cittadina di Krk, a 15 km di distanza. Ci arrivo a passo d'uomo, con la camera d'aria ormai maciullata e la gomma sulle tele: mi fermo da tutti i "Vulkanizer" (alias gommisti, alias meccanici) sulla via ma nessuno ha una camera da 21, solo la misura da 16 montata dai Tomos; solo a Fiume si trovano!!
Ma è sabato pomeriggio, non facciamo in tempo a raggiungere Fiume.

UN POSTO AL SOLE
Sostiamo forzatamente a Krk tutto il week-end: il campeggio è strapieno e l'unico posto che troviamo per la tenda è sotto i raggi cocenti del sole per circa 20 ore al giorno; nostro vicino un camperista italiano con famiglia, l'INCAZZATO: ogni segno di vita dei membri della sua famiglia lo manda in bestia, da mattina a sera continua a gridare per qualcosa, mentre io e Junky ad ogni sua sfuriata scoppiamo a ridere. La tettoia del bar è il nostro bivacco abituale; il listino ha ben 4 misure di birra alla spina (0,2-0,3-0,5-1 L) ma il cameriere non lo sa e ci porta sempre il bicchiere sbagliato. Krk è in festa, la sera il centro vecchio è colmo di bancarelle, gente, spettacoli ma io fremo per andare in moto, a causa di una gomma sto mandando a puttane la vacanza: mi ero portato di tutto, cavi di ricambio, candele, leve di scorta, bulloneria, attrezzi ma pensavo che trovare una camera d'aria non fosse una "mission impossible"!
Junky mi "consola" con discorsi del tipo "io, in 40.000 km mai bucato!" e ci credo, hai la pressione delle gomme a diecimila atmosfere! Non mi resta che rileggere per l'ennesima volta "On the Road", meditando sulle affinità tra lo scapestrato Dean Moriarty/Neal Cassady e Junky.


GINO RACING

Lunedì mattina andiamo a Fiume col DR. Attraversiamo l'isola di Krk, l'interno mi sembra molto più fuoristradistico di Cres: boscaglia, rilievi,avvallamenti più dolci, stradine sterrate che si inoltrano nel bosco. Un mega-ponte a pagamento collega Krk alla costa; la strada litoranea è letteralmente intasata di auto che avanzano a passo d'uomo in un caldo bestiale, quasi insopportabile anche in moto! Ci credo che l'INCAZZATO è ridotto così, farsi col camper un supplizio simile!
Il DR è una piacevole sorpresa: il sellone è comodo anche per 2, appoggiato al bauletto sto come in poltrona, zero vibrazioni; l'unico problema è il pelo che Junky fa alla auto incolonnate, mi cago sotto. fare il passeggero è un'arte, che non ho! Ho avuto gente in sella dietro con la neve, in fuoristrada di notte ma quando sono dietro mi prende il terrore: quando mio fratello mi porta in giro con il 600 stradale se lui piega da un lato io per la paura della piega mi butto dall'altro!
In città ci fermiamo proprio davanti ad un negozio di ricambi e parti speciali per bici e moto.
Non hanno la camera d'aria, ma il titolare è molto gentile, parla italiano, telefona in giro per aiutarci, i commessi dicono la loro, un cliente pure, una mezza dozzina di persone dibatte il mio caso, mi sento come a Porta a Porta, sto sollevando un caso internazionale! Ma la camera non salta fuori! Ma poi qualcuno Lo nomina: GINO RACING! solo da GINO RACING il ragazzo troverà quello che cerca, GINO RACING fa assistenza anche ai piloti che vanno a correre al circuito di Rjieka!
Solo che GINO RACING è fuori città, nessuno sa il n° di telefono, l'elenco telefonico pare non essere contemplato a Fiume; allora mi spiegano la strada per raggiungerlo ma avrei bisogno di un road-book tanto è complicato.
Attraversiamo Rjieka, ad ogni meccanico o vulcanizer ci fermiamo a chiedere per la camera d'aria ma non c'è niente da fare. Siamo fuori città, saliamo per le colline fino a un'officina da camionisti che vedrei bene sulla Transamericana in Perù, altro che circuito di velocità!
Infatti non è GINO RACING e non ha camere da 21; preso dalla disperazione compro 2 camere da 16 del Tomos e ce ne andiamo. Sulla circonvallazione di Rjieka passiamo davanti a una concessionaria Honda con tanto di CBR 1300 XXX Superblackbird, si insomma, quella da 300 km/h.
Mi fiondo dentro a chiedere ma il commesso mi dice: niet camera da 21! Esasperato gli dico: ma ca**o, se uno si compra questa, indicando il CBR, e ha bisogno di qualche ricambio, che fa?
"Va a Trieste" è la risposta!

VULKANIZER & GOMMISTI

Torniamo a Krk dal mio vulcanizer di fiducia che alla vista delle camere da 16 mi guarda con compassione e decide di provare a fare il miracolo di rimettermi in strada. Smonto la ruota e gliela affido; prende la camera d'aria e mette 3-4 toppe sui buchi; prende la gomma e ci fa un paio di vulcanizzazioni dove era consumata; da una vecchia camera d'aria di bicicletta taglia la striscia di gomma per fare il flap proteggi-raggi; il tutto per meno di 20.000 £, un santo!
L'indomani partiamo alla volta di Trieste, per cercare un gommista da cui sostituire la precaria camera d'aria. La ruota tiene egregiamente ma preferisco lo stesso cambiarla il prima possibile.
Al primo gommista oltre frontiera ci fermiamo: mi cazzia alla grande per il pneumatico da ciclomotore sul 600, Junky rincara la dose di cazziamento con commenti del tipo "l'avevo detto io!"
Sicuramente era inadatto ma non credo che con una gomma diversa mi sarei salvato dalla foratura, vista la botta presa sul cerchio.
Comunque non cambio il pneumatico altrimenti il mio budget andrebbe a fondo ancor più di quello che è già; a pranzo ovviamente Junky mi trascina in una "caratteristica" pizzeria all'aperto su un viale trafficato come la tangenziale di Mestre. Unica nota divertente il passaggio di una incredibile famiglia di olandesi padre, madre e figlio a bordo di una Yamaha FJ 1200 sidecar!
Nel pomeriggio attraversiamo Trieste, costeggiamo la costa del golfo fino alla Slovenia e ci fermiamo in un campeggio ad Ankaran (Ancarano), nel golfo di Capodistria; l'acqua è limpidissima, forse per merito dell'impianto industriale che si vede dall'altro lato della baia!

MONTAGNE

A questo punto mi sono rotto veramente le scatole: A causa di una scema foratura abbiamo perso ben tre giorni; siamo stati in luoghi bellissimi ma di fuoristrada ne abbiamo fatto pochissimo: sia per le caratteristiche dell'Istria e delle Isole, sia a causa di Junky; A lui non frega più di tanto fare fuoristrada, se non ci sono sterrati non ha alcun stimolo ad avventurarsi su sentieri e mulattiere ed io spesso ci rinuncio in partenza: come fare a lanciarsi su balze e boscaglie con uno in T-shirt, gomme stradali lisce e 150 kg di moto?
Al diavolo il mare: ora si va verso la Slovenia e le sue montagne, là forse mi rifarò.
Lasciata Ancarano, attraversiamo le colline del Carso solveno in direzione Postumia; sono belle le strade slovene; curve, curve e curve, salite e discese per valli e colline splendide, poco traffico.
Arriviamo nella valle della Vipava, da lì si sale alla Selva di Tarnova: luoghi in cui ero passato 2 anni prima, e avevano lasciato il segno.
Finalmente un po’ di sterrato nel bosco, dopo tanto asfalto! Le ruote macinano ghiaia nell'ombra di questa splendida foresta, è un posto magico.
Junky nota con sorpresa e disappunto che sul ghiaino le gomme lisce non tengono nulla: ma và?
Incontriamo un "fuoristradista" locale che va a manetta su un Tomos smarmittato: il rumore è da B52 al decollo, le prestazioni sono quelle di una M-B!


Cepovano

Usciamo dalla Selva a Cepovan (Cepovano), località che da il nome al Vallone in cui si trova.
Il Vallone di Cepovano separa la Selva di Tarnova dall'altopiano della Bainsizza ma in questa valle non ci sono corsi d'acqua, infatti è di origine carsica.
Perdo il contatto con Junky, vado avanti e indietro per lo sterrato finchè non lo ritrovo, abbastanza incazzato, a un bivio era andato dalla parte opposta.
Da Cepovan scendiamo, per bitume e sterrato, nella valle dell' Idrica, percorsa in lungo e in largo nel '95 da me e RU.
Siamo nei pressi di Tolmino, sull'Isonzo, alle falde del Triglav (Tricorno) la montagna più alta della Slovenia. La nostra meta è il Lago di Bohinj, sull'altro versante del massiccio: sulla carta è segnata una stradina, del più infimo livello, che scollina verso il lago.
Ci addentriamo per valli sconosciute e minuscoli villaggi, qui di stranieri ne vedono pochi: la strada è stretta, moltissime curve rallentano la marcia; saliamo, saliamo, il fondo diventa sterrato, duro e compatto; attorno a noi boschi di pini, e pensare che la mattina ci eravamo svegliati in riva al mare!




Ponte Tibetano in Slovenia


Verso il Lago di Bohinj, attraverso le montagne.

Valichiamo un passo dal nome sconosciuto, scendiamo verso il Lago di Bohinj.
Il lago è magnifico:dalla forma allungata, incastonato su 3 lati dalle cime del Triglav, tantissimo verde, poche costruzioni che non soffocano il panorama. Il campeggio è in riva al lago, spartano al punto giusto: il bar ristoro è sotto una tettoia aperta ai lati, la temperatura è frizzante.

Il mattino noleggiamo una canoa: divertente e molto rilassante vogare su queste acque cristalline.
Ci spingiamo fino alla riva settentrionale, dove le pareti rocciose scendono quasi a picco sul lago; in spiaggia metto alla prova il fisico con un bagno nel lago: superato il trauma iniziale, mi sento bene in acqua; Junky non segue il mio esempio, peccato, non gli avrebbe fatto male!



Lago di Bohinj e campeggio

Il pomeriggio ripartiamo: costeggiamo il vicino lago di Bled, molto più turistico e chic di Bohinj: l'aspetto dei luoghi è molto curato, si vede l'influenza della vicina Austria.
Andiamo verso Kraniska Gora, rischio di perdere lo zaino legato sulla moto, Junky se ne accorge, mi avverte, mi cazzia: va bè,stavolta ha ragione!
Imbocchiamo la strada per il Passo Vrsic (Moistrocca) 1611 m.s.l.; unica strada che attraversa il Triglav, collegando la valle dell'Isonzo con la Valle della Sava.
Boschi, pascoli, malghe poi compaiono i primi contrafforti rocciosi, splendide pareti verticali;  su queste cattedrali di roccia si vedono, secondo alcuni cartelloni esplicativi, forme particolari dovuti a diedri di roccia, tra le altre il volto di Cristo: io non riesco a vedere quasi nulla oltre a un evidente ponte di roccia, probabilmente non ho abbastanza fede!




Monti del Triglav, verso passo Vrsic


Monti del Triglav, verso passo Vrsic

Il passo è infestato di baracchini e ambulanti, tiriamo dritto giù nella Val Trenta, ramo superiore della Valle dell'Isonzo.
La lunga discesa termina nella piana di Bovec, dove ci fermiamo  per la notte.
Vita mondana è un concetto assente in questi luoghi, in compenso (e ne vale la pena!) si possono praticare molteplici attività a contatto con la natura, canoa, rafting, alpinismo, ecc..
Francamente la moto fuoristrada mi sembra un po’ aliena da tutto ciò, anche se attorno ci sono percorsi off-road vi rinuncio, sia per motivi "etici" sia per totale sfiducia verso Junky: troppo diversa la nostra indole, il nostro modo di intendere il viaggio e l'enduro. L'indomani si torna a casa.
Rientriamo in Italia a Caporetto; a Pordenone effettuiamo una breve deviazione verso la zona dei Magredi ma non sapendo bene dove andare ritorniamo presto sui nostri passi.


Persi nei Magredi del Friuli

In un bar sotto il Montello Junky, con aria seriosa, affronta il nodo del bilancio del viaggio: "ecco, adesso ci mandiamo reciprocamente a quel paese", penso; ricapitola le sfighe accadute ma, sorprendentemente, si dice contento dell'esperienza e mi fa:"l'anno che andiamo in Grecia?"
Lasciandomi basito!
L'anno dopo non andammo in Grecia, e nemmeno quello successivo, solo qualche sporadica gita assieme, ma memorabili, come le Orobiche '97-98 e il Buole! Lo invitai a seguirmi in Tunisia per il capodanno del 2000, per non partire con un gruppo di totali sconosciuti, ma non lo convinsi; avrei proprio voluto vedere come se la sarebbe cavata in Africa!
Dovremmo aspettare l'estate del 2001 per essere ancora compagni di viaggio.
Obiettivo: Corsica.

Alves


nik

Che razza di megagiro Alves.
Complimenti

guigon

azzzzzzzzzzzzzzzz ci sono dei pezzi che mi ha fatto riccordare il brasile le stradine fangose il resto tt verde... ::)

complimenti. :applausi: :batti: :applausi: :batti: :applausi:

alves

Citazione di: nik il Maggio 09, 2006, 16:51:13 PM
Che razza di megagiro Alves.
Complimenti


Grazie Nik,

non è stato chissà che giro, perché se guardi i luoghi toccati sulla cartina non ci siamo addentrati molto nella ex-Jugoslavia, rimanendo nelle zone prossime al confine.
Magari un giorno si facevano 300 km, ma poi si stava fermi in spiaggia 2 giorni.
Di sicuro vagabondare così in moto, a 100 come a 1000 km da casa, da una sensazione di libertà immensa!

Ciao
Alves

nik

Citazione di: alves il Maggio 10, 2006, 10:33:17 AM

Grazie Nik,

non è stato chissà che giro, perché se guardi i luoghi toccati sulla cartina non ci siamo addentrati molto nella ex-Jugoslavia, rimanendo nelle zone prossime al confine.
Magari un giorno si facevano 300 km, ma poi si stava fermi in spiaggia 2 giorni.
Di sicuro vagabondare così in moto, a 100 come a 1000 km da casa, da una sensazione di libertà immensa!

Ciao
Alves


Beh ho capito che non è l'XTREME di Lumezzane, però sono cose che più il tempo passa e meno sembra si possano realizzare, questa è la bellezza

ROBY_HRC

mammamia alves...

cosa mi hai messo addosso??
sono 7 anni che vado in croazia e l anno scorso ho  pure portato l xr.doveva eserci anche un altra moto ma il tipo all ultimo ha desistito...cosi l ho usata solo nel tragitto casa mare e qualche boschetto violentato tra i residence a pola.

tra l\altro  quest\anno sono anche a piedi di ferie...o meglio: i miei soci hanno gia prenotato tutti ed a me piacerebbe spararmi una o 2 settimane in moto alla selvaggia con la tenda...ma da solo mi scazza...ora apro un topic

cmq davvero posti bellissimi e selvaggi....e piu scendi  piu e meglio.riesci a raggiungere alcune spiaggette in fondo alla boscaglia davvero fantastiche

ciao roby
.........DALLE VALLI BERGAMASCHE CON FURORE.......