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AL BROCON COL CAGIVON PART II: SU E ZO' PAR I FORTI

Aperto da alves, Settembre 19, 2006, 14:24:03 PM

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alves

AL BROCON COL CAGIVON PART II
Su e zò par i forti

Passo del Brocon: valico a 1.615 metri di quota, sulla rotabile che collega l’altopiano del Tesino con la Val Vanoi,…bla, bla, bla, bla…
Salto a piedi pari l’introduzione e vado subito al dunque: il mio secondo tentativo di salire il passo del Brocon.
Nella prima puntata avevo tentato di raggiungere il passo attraversando tutto l’Altipiano di Asiago e quello del Tesino, ma, oramai in vista della Valsugana, una foratura mi aveva fatto perdere molto tempo, perciò ero ripiegato a girare solo nei 7 Comuni.
Ma perché sta fissa per il Brocon? Leggete questo report, e capirete:

Passo Brocon sterrato by POTI

http://www.endurostradali.it/scheda_uscita.php/id_cat=5/id=34

Lo ha scritto questo POTI, del sito Endurostradali; non lo conosco, ma è un mito per come ha descritto il percorso: non fa venire voglia di andarci immediatamente?

BROCON - BIS

2 settimane dopo ci riprovo.
Siccome mi piace esagerare, nemmeno prendo in considerazione la possibilità di un lungo trasferimento bituminoso fino al Brocon, e mi invento l’ennesima traversata off-road attraverso l’Altipiano, con la differenza che il mio road-book stavolta si srotola nella parte occidentale dei 7 Comuni, a ridosso della Valdastico (mentre nel primo tentativo ero rimasto verso oriente, dal lato del Brenta).
Denominatore del percorso: toccare il maggior numero possibile di fortezze italiane della Grande Guerra, i Guardiani del Regno d’Italia.
L’entrata in Altipiano avviene per la stessa via dell’episodio precedente, scalano la ripida e brulla parete occidentale della montagna, il Costo.


La pista tagliata, è il caso di dirlo, nella montagna.    


Massiccio del Novegno a far da scena; notare l’inclinazione del pendio in primo piano!   

I GUARDIANI DEL REGNO D’ITALIA: FORTE CORBIN

Percorro le ombrose sterrate verso il forte, sempre meno sterrate a dir la verità: si sa, i turisti hanno il sacrosanto diritto di non impolverare le loro auto!


Verso il Corbin   

Forte Corbin: solenne, maestosa fortezza italiana, incuneata nei dirupi sommitali del ciglio sud-occidentale dell’Altipiano, 1.096 m. a picco sulla Valdastico, di cui era il difensore, assieme al sottostante forte di Casa Ratti, facenti parte del III settore -Asiago- dello sbarramento Agno-Assa.
Costruito tra il 1906 ed il 1911, era una delle più grandi opere fortificate, armato con ben 6 cannoni da 149/A sulle cupole girevoli in acciaio, più altri pezzi da 75/27 in casematte ed in postazioni di campagna, per finire con le numerose mitragliatrici per la difesa ravvicinata, il tutto raccordato da lunghe gallerie sotterranee.
La storia insegna che subì qualche colpo di grosso calibro dell'artiglieria nemica, in particolare dall’obice 'Barbara' da 380 posizionato a Millegrobe di Luserna, e sparò alcune cannonate verso il Forte Luserna, ma sostanzialmente non venne mai utilizzato in battaglia.
Quando i fanti austriaci lo conquistarono nel maggio 1916, al posto dei cannoni trovarono dei tronchi di legno al loro posto!
I danni sono imputabili principalmente al sabotaggio, nei settori delle batterie di cannoni, da parte della guarnigione italiana in ritirata.
A differenza degli altri forti, non subì le devastazioni degli anni '30 da parte dei 'recuperanti', che distrussero pressoché tutte le fortezza austriache, in quanto costruito con grossi spessori di cemento ed impasto di pietrame grossolano, ma senza armature in metallo: italian style!


Forte Corbin, piazzale e caserme.   


Forte Corbin, l’enorme blocco batterie.   

Ma, oltre al fascino della Grande Storia, ci sono anche i piccoli momenti di vita personali, legati a questo luogo.
Da bambino, numerosi furono i pic-nic con le famiglie lassù, il barbecue piantato all’ombra dei pini cresciuti tra le macerie, noi ragazzi a correre dentro i tunnel e i camminamenti con la torcia elettrica, per esplorare tutti gli anfratti della carcassa di bianco cemento, giocare alla guerra con bastoni come mitragliatrici e pigne come bombe a mano.
Da ragazzo, anche se è una epopea che appartiene di più a mio fratello, più giovane di me, le visite nella malga riattata a baita dei nostri vicini di casa; un singolo edificio a metà costà di un pascolo erboso, a metà strada tra la casa del nonno di Heidi e la Casa nella Prateria!
C’era l’avventura, la discesa in una grotta rimaneggiata ad uso bellico, con un misterioso tunnel in mattoni di cotto, alto un metro, da percorrere a carponi, che si dirigeva verso il Corbin, prima di fermarsi addosso ad una frana; novelli Indiana Jones col desiderio di trovare l’uscita opposta, tra le macerie del forte.
E c’era la moto, un Simonini 50? 80?, smarmittato, sderenato, guidato dal cugino dei nostri amici capelli al vento nei campi attorno alla malga, unico svago della sua lunga estate da cow-boy veneto, ad accudire alle bestie in malga!
Libertà, selvaggia e anche pericolosa, se mi fosse crollato un pezzo di forte in testa la responsabilità era solo mia e dei miei: ma libertà.
Poi il forte è stato comprato da un privato; prima solo il blocco caserme, il meglio sistemato, dove ci ha fatto un baretto e un museo della guerra; OK, ci stava bene, i ruderi delle batterie erano sempre accessibili.
Ma quando ci sono ritornato in questo giro la triste sorpresa: tutta l’area è recintata, batterie e casamatte comprese, si entra a pagamento, 4 € adulti, 3 € bambini, sconto comitive; solo negli orari stabiliti, solo nei mesi turistici.
Forse è giusto così, piuttosto che queste opere vengano abbandonata a se stesse, stante la noncuranza e la mancanza di finanziamenti da parte dello stato, meglio che siano i privati a farsene carico, ovviamente cercando un guadagno o quantomeno un sacrosanto rientro delle spese.
Ma quanta poesia si perde in tutto questo!!

IL DOMINATORE DEGLI ALTIPIANI: IL FORTE VERENA

Riprendo la mia strada, con le palle che mi frullano come i mulini a vento dello Zuider See in Olanda: per lo sterrato che è asfalto e per il forte che non ho visto!
Prossima tappa la cima del Verena, immane piramide rocciosa sul cui vertice sorge l’omonimo forte, a 2.015 m.
La salita parte dal lago Spillek di Roana, un invaso artificiale, un catino formato da lastre di cemento; probabilmente è stato concepito come invaso in funzione antincendio o riserva d’acqua a uso agricolo, ora con sorpresa osservo ruspe ed operai rivoltare il lago, completamente asciutto: “Riqualificazione Ambientale” la parola magica!
Il lago è comunque legato alla mia famiglia, per un exploit di mio papà, che pare da giovane, trovandolo asciutto, sia entrato nel catino col maggiolone VW, credendosi a Indianapolis, per finire catapultato all’esterno dalla forza centripeta (ma tanto l’auto non era la sua!)


Laghetto Spillek   

I circa 15 km di ascesa iniziano con ampie e polverose sterrate di terra battuta, troppo facili per riuscire a fermare l’assalto di cercatori di funghi e pensionati in vacanza; quindi prudenza, per evitare disastrosi frontali.



Nelle abetaie del Verena   

Lentamente la foresta lascia spazio alle solitarie radure pascolive, territori di transito verso le distese di pini mughi d’alta quota. Anche la strada cambia: diventa stretta, carrabile da un solo automezzo alla volta, contorta, senza più i lunghi rettilinei dove allungare le marce del motore Ducati; il fondo si fa ostico, ghiaia grossa, scalini calcarei, brecciame dove le ruote si impuntano e scartano di continuo; con calma, si sale.


Tipica malga dei 7 comuni


Lassù, la mia meta: il forte   


Antipasto: le caserme di servizio alla cannoniera posta in vetta   

Negli ultimi metri sono accerchiato da tutte le montagne dell’altipiano, pare di essere sospesi sul mondo, di volare. Ti aspetteresti un gran finale adeguato a cotanta salita, una fortezza dalle forme assolutamente inimmaginabili, invece lo spettacolo è alquanto deludente; non tanto per il forte che, pur essendo un ammasso informe di rovine, il suo fascino ce l’ha; ma per la presenza della stazione di arrivo della seggiovia, con annessi e connessi, e la presenza del bar rifugio.


Lato orientale del forte   


Retrovie e rifugio   


Non c’è un cane qassù…no, uno c’è!   


Le sedi delle cupole girevoli    

Il Verena, soprannominato il 'dominatore dell'altopiano', sparò il primo colpo -24 maggio 1915- che sigillò l'ingresso dell'Italia in guerra. Era stato costruito nel 1910-1914, armato con i consueti Quattro cannoni 149/A in cupole blindate girevoli, integrate per la difesa ravvicinata c’erano 6 mitragliatrici in casamatta e 2 postazioni di cannoni da 75 mm; il forte era inoltre coadiuvato dalle battere esterne del Verenetta e del Rossapoan.
Come il Corbin, e anche gli altri,  era costruito da un buon spessore di calcestruzzo, impastato con sassi, ghiaia, rottami, ma senza armature in ferro. Una soluzione molto 'economica', non in grado di resistere ai grossi calibri nemici. Il grosso vantaggio del Verena era nella stupenda posizione strategica, molto alta rispetto ai dirimpettai forti austriaci Vezzena e Luserna, quindi difficilmente centrabile. Ma non fu così.
nel primo mese di guerra, denominato 'la guerra dei forti', gettò la suo potenza di fuoco contro i forti nemici a guardia del Trentino. I cannoni da 105 mm, con cui erano armati i forti nemici, non potevano colpire il Verena, arroccato nel suo nido d’aquila a 2.000 m., i 149 mm italiani agivano indisturbati. Ma quando gli austriaci schierarono, nascosti fra le abetaie di Vezzena e Millegrobbe, i mastodontici obici Skoda da 305, 380 e addirittura da 420 mm, non ci fu scampo per il Dominatore.
Fu colpito numerose volte con le granate da 305, una in particolare penetrò in un foro di aerazione, o nel vano ascensore (le fonti divergono), e scoppiò nella parte più interna del manufatto provocandone lo sventramento e la morte di 49 soldati, ora ricordati da una lapide.
Nella Strafexpedition del 1916 venne occupato dalle truppe austriache fino al termine del conflitto ed utilizzato come osservatorio.
L’epopea del Verena ricorda la vicenda del mitico Chaberton, la fortezza delle nuvole, che proteggeva il Monginevro dalla vetta del monte omonimo, 3.130 m.; considerato inespugnabile, fu messo fuori gioco in pochi giorni di combattimento nel giugno 1940.
Me ne sto mezzora buona sulla sommità della fortezza, mediando su questi eventi, giocando a riconoscere i nomi delle montagne a 360°: i dirimpettai monti veneti, il Gruppo del Brenta, l’Adamello, ecc.:


Massiccio del Paubio: si vedono chiaramente, da SX a DX, Cima Palon, Dente Italiano, Dente Austriaco.   


I’mponente costone del Portule   


Centinaia di metri sotto, la Val d’Assa.


Il passo di Vezzena, mia prossima meta.   

ALTIPIANO: IL GROUND ZERO DELLE CAMERE D’ARIA

Dopo una meritato coffee break al rifugio, intraprendo la lunga discesa; ci sono tratti molto sconnessi, soprattutto nella zona della Croce del Civello; quando ritrovo il Triste Asfalto la moto mi parte in un derapone al posteriore; essendo la strada cosparsa di “boasse” (escrementi) di vacca, immagino di aver fatto un dritto su tale odorosa, scivolosa mina marrone. Ma non è così: subito allineato il mezzo, quella solita, odiosa, inconfondibile sensazione di bucato: il posteriore è floscio! Di nuovo! Seconda uscita in zona, seconda foratura! Sono incazzatissimo, non ho parole, non ho voglia di mettermi a smontare mezza moto per cambiare la camera con la solita da 21” che mi porto dietro!


Croce del Civello: il Ground Zero delle mie camere d’aria.   

So già che il Cagiva non riesce a marciare con il pneumatico a terra; tento con la bomboletta Fast e, per la prima volta in 15 anni di motociclismo, funziona! La gomma sta su, ad andatura moderata scendo verso il primo paese per operare la sostituzione.
Il primo che trovo è un meccanico tuttofare che è officina, gommista e ferramenta! Tutto da solo: se uno viene a comprare un chiodo lui molla l’officina e viene ad aprire la ferramenta. Mi dice che non ha tempo di farmi il lavoro, devo farmelo da me: a quel punto rimanevo sul Verena! Ma però c’ha la camera da 17, robustissima, dice; la cerca: non ce l’ha!
Mi gonfio i pneumatici a 2,5 atm, lascio lo stordito e mi fermo alla prima officina del capoluogo, Asiago.
Essa è una officina autorizzata di una nota casa automobilistica francese, in più concessionaria Piaggio; auto, motocarri Ape a iosa, scooter e pure un HM50. Il capo parla una vita con madre e figlio li a questionare per il suo motorino rotto, intanto chiedo una camera da 17 ad un vecchio, che scende in un magazzino sotterraneo per riapparire dopo una vita. Il capo, ora libero, NON può cambiarmi la camera: troppo lavoro! Per capire il codice, e il corrispettivo da pagare, a momenti ci tocca chiamare direttamente la sede della Michelin in Francia!
Finalmente con la mia camera da 17” , ritorno alla moto con le palle che mi girano come le turbine di un 747 al decollo, e mi accorgo che il parafango posteriore è troppo inclinato: va fan.., ho perso 2 delle 4 viti che sostengono il telaietto porta piastra baule, e le altre 2 sono allentatissime! Ho pure perso 2 viti di fissaggio delle fiancatine!
M O T O D I M E R D A !!!!
La solita  Cagiva: motore fantastico, telaio svelto, finiture e assemblaggio che fanno cagare!
Per fortuna ho bulloneria di scorta: con pazienza smonto mezza moto, metto dadi autobloccanti a stringere i bulloni nel telaio, per le viti rimedio con fascette.
Dopo aver perso un’ora e mezza, riparto verso il passo di Vezzena, attraversando nuovamente le foreste del Verena.


Un altro motociclista solitario   


Nuvole nere si addensano sul mio capo: arriverò asciutto al Brocon?   

LE FORTEZZE IMPERIALI: VERLE, SPITZ VEZZENA E KAISERJAGERSTRASSE

Alle Vezzene mi fermo per un panino; vorrei raggiungere il vicino forte Verle, un gigante addormentato per sempre nel verde intenso dei prati; ma uno stronzissimo divieto “Salvo Autorizzati”, e la presenza di molti turisti, mi fa desistere.
Era uno dei capisaldi, col Belvedere, il Luserna, lo Spitz Vezzena, a difesa dell’Altopiano di Lavarone e dell’alta Valsugana; nelle prime settimane di guerra il Verle venne tempestato con oltre 5.000 colpi di granate anche da 305 degli obici piazzati tra i boschi, ma riuscì a sparare, con i suoi 4 obici da 105 sulle cupole girevoli in acciaio e i 6 cannoni in casamatta, circa 20.000 colpi.
Dovette resistere anche a numerosi, insensati, assalti della fanteria, tutti facilmente respinti dalla fitta rete di reticolati. Sembra sia stata estesa in larghezza per circa 2 chilometri, sotto il costante tiro delle 20 mitragliatrici della fortezza.
Dopo questa prima 'esplosiva' e pirotecnica fase della guerra, durata appena qualche mese, Il Verle, era pressoché raso al suolo, con gravi perdite tra i 300 della guarnigione.
Lo spostamento in avanti del fronte, a seguito della Strafexpedition, portò la linea fortificata austriaca nelle retrovie, mentre i combattimenti si sviluppavano sulle giogaie dell'Ortigara e dello Zebio.
Ho perso un sacco di tempo, è tardi, sono tentato di tornare a casa, ma non mollo: voglio arrivare al Brocon!
Calo in Valsugana per la splendida SP133, la “Kaiserjagerstrasse”, letteralmente la “Strada dei KaiserJager”, le truppe da montagna dell’Impero Asburgico. Una rotabile interamente scavata nelle strapiombanti pareti a picco sulla valle, la via più diretta per il rifornimento del fronte alpino.
L’ho fatta la prima volta nel 1995, e me ne innamorai, anche se era già asfaltata; ma anche un fuoristradista incallito non può rimanere insensibile a tracciati di siffatta imponenza!


Kaiserjagerstrasse 1      


Kaiserjagerstrasse 2   


Kaiserjagerstrasse 3; tunnel da fare a senso unico alternato   


Lago di Caldonazzo e Levico


Forte Spitz di Vezzena   

Ad osservare la mia discesa l’occhiuta mole del forte Spitz Vezzena; aggrappato ad uno sperone di nuda roccia, quasi confuso con essa, dai suoi 1.908 m a picco sulla sottostante Valsugana e i laghi di Levico e Caldonazzo, dalla sua fantastica posizione panoramica controllava le vastità degli altipiani sottostanti: venne chiamato, non a caso, "l'occhio degli altipiani".
Il Vezzena non era dotato di armamento pesante, solo postazioni per mitragliatrici e una torretta di osservazione blindata e girevole. La vocazione di questo forte era di punto di osservazione e collegamento per le altre fortezze.
Il forte venne più volte, senza successo, assaltato dalla fanteria italiana e quasi completamente distrutto dai tiri del Verena. I recuperanti nel dopoguerra fecero il resto.

ADDIO AL BROCON II:  FORTE CIMA DI CAMPO - CIMA DI LAN - COL PERER

Finalmente nel fondovalle della Valsugana, corro velocemente lungo la superstrada Valsugana per una 15ina di km, ed altrettanto speditamente salgo le prendici dell’altipiano del Tesino, in direzione Castel Tesino; potenza dell’enduro stradale: queste decine di km di asfalto sarebbero una purga con l’XR400!
Non che corra però: la strada mi fa paura, troppe le incognite che possono succedere; diciamo che resto nei limiti del codice stradale.
Da Castel Tesino la Provinciale percorre tutto il Celado, un lungo monte che fiancheggia la Valsugana, rimanendo però quasi sempre sul versante opposto, quel dedalo di valli a cui fa capo anche la sterrata che sale al Brocon.
Una dozzina di km piacevoli, in ambienti incontaminati, a parte l’asfalto che percorro!
Quasi al Col Perer, alto sulla confluenza della val Cismon con la Val Brenta, sorge il forte Leone, più conosciuto come forte di Cima Campo, 1.511 m..
Per arrivarci un breve anello sterrato, un paio di km, ma la visita merita:


Verso il Forte di Cima Campo; le Pale di San Martino sullo sfondo   


Forte Leone      

Purtroppo la guida che ho con me tratta solo le fortezze degli altipiani, trascurando la descrizione delle fortezze dello sbarramento Brenta – Cismon, a cui appartiene il Leone.
La storia del forte la apprendo quindi da una provvidenziale bacheca.
L’opera corazzata non fu interessata dalle operazioni belliche nei primi anni di guerra, stante l’avanzamento del fronte, ma, dopo la disfatta di Caporetto e il ripiegamento dell’esercito italiano sul Piave e sul Grappa, ebbe il compito di coprire la ritirata delle nostre truppe, ritardando il più possibile la discesa degli Austriaci in Valsugana. La didascalia narra della lotta dei 200 uomini della guarnigione, che riuscirono a proteggere il ripiegamento italiano, ma si ritrovarono assediati all’interno del Leone; gli Alpini tentarono una sortita, indossando il cappello al contrario, come se fossero austriaci in marcia verso il forte, per trarre in inganno il nemico! Ma lo stratagemma non funzionò, solo poche decine scapparono, e il resto fu fatto prigioniero, con l’onore delle armi.
Dallo schema riportato sulla tabella si evince la complessità della struttura; una visita all’interno dovrebbe essere interessantissima, anche perché mi sembra molto ben conservato, ma teli rossi e cartelloni fanno capire che c’è un cantiere in corso, ancorché non attivo, e non si può accedere alla struttura. Non che per me questo rappresenti un problema: una volta in Toscana, trovando chiuse le tombe etrusche per lavori, io e i miei amici abbiamo semplicemente scavalcato le impalcature per penetrare nelle sepolture!
Quello che mi manca è il tempo per farlo, sono le 15.00 passate, e ho da fare anche il forte Cima di Lan, la discesa a Lamon, il Brocon.


Col Perer      

Saluto il forte Leone, ripromettendomi una visita più approfondita, e scendo verso il Col Perer, famoso come P.S. del Rally di San Martino di Castrozza: una sella sui 1.000 m. con una chiesetta, un bar (chiuso), alcune casette di villeggiatura.
Dal Perer parte lo sterrato verso la Cima di Lan, molto più lungo del precedente; la prima parte è uno largo sterrato polveroso, supero l’antica caserma riconvertita a malga, costeggio alcune case alpine, poi la sterrata entra in fitto bosco, si restringe, e ritorna verso il Perer; ma il forte?
Dopo ripetuti passaggi noto uno stradello erboso che sale nella folta pineta che ricopre la sommità della cima; la stradina termina in uno spiazzo chiuso da sfasciumi di alberi caduti, senza sentieri che proseguono: ma dov’è il forte?
Ci sono sopra!


Forte Cima di Lan – Ingresso      


Forte Cima di Lan – Ruderi      


Forte Cima di Lan – Fossato      

La fortezza è un informe ammasso di rovine, inghiottito dalla foresta, si fatica ad intuirne la forma originale; si distingue il profondo fossato e tratti delle mura d’angolo, esiste il terrapieno per accedere alla struttura, si vedono alcune volte crollate. Non ci sono cippi, monumenti, tabelle a ricordare l’epopea del forte.
Mi documenterò, come mi piace fare, ma intanto assaporo la pace profonda e la suggestione intensa di queste rovine.
Ormai è tardi, cantava Vasco Rossi, ed infatti l’orologio batte le 16.00 passate; dal Perer un invitante sterrato scende verso la zona del lago di Senaiga, da cui parte anche il lungo sterrato del Brocon: un’altra botta di 20-30 km in direzione opposta a casa, e poi 80-100 e più km per ritornare, entro le 18.30.
Impossibile! E poi la moto: la gomma sta su per fortuna, ma se il Fast cedesse? La decisione è presa: ritorno a casa, ed anche questa volta il Brocon mi è sfuggito, ad uno sputo di distanza!
Oltre al danno la beffa: come arrivo al Perer vedo la schiena di un gruppo di enduristi, tra cui riconosco delle XR600 targate BL, imboccare lo sterrato: nemmeno il tempo di fotografarli che sono spariti, nella goduria dello sterro.
Io invece giro in ferro in direzione opposta: lunga discesa fino in valle, poi 80 km di superstrada fino a casa, 293 km in più sul tachimetro.
Ma ci sarà un Brocon III, lo prometto.

Ciao
Alves


Lancillotto

mitico...  :D :D :D ottimo report come sempre... anche le foto!

il Brocon non vuole proprio farsi conquistare  :P

Ciao
Se proprio devi comprare una moto da enduro... compra una XR! Ricorda, l'asfalto è ruvido e grattugia anche d'estate: usa le protezioni!

masso

Bellissimo! Straordinario! I miei complimenti! :applausi: :applausi: :applausi: :applausi:

Bel report (complimenti per i cenni storici), belle foto, bellissimi posti, bellissimo giro.
Adesso ho un'altra riga sull'agenda delle cose da fare a tempo indeterminato!  ;)

Anche se purtroppo sono vicende tristi, mi affascinano molto.

masso
:mukka:     - KLE 500 '03 - XRV 750 '90  --  FIRENZE (ex XR 400)

docmarco62

Bellissimo e grazie Alves!
Citazione
Citazione di: masso il Settembre 19, 2006, 19:33:58 PM
Adesso ho un'altra riga sull'agenda delle cose da fare a tempo indeterminato!  ;)
masso
anch'io!
marco

P.s  per Alves. ma metti caso, proprio per caso che un fine settimana passo che sò...vicino a dove abiti, per caso eh, in tarda primavera di una bella giornata e proprio così casualmente son lì in moto, sempre per puro caso eh... faresti da guida e cicerone? :P
marco
P.P.s per Masso (dai che lo convinciamo, facciamo finta che anche tu passi di lì per caso, poi siamo già lì cosa fà non ci porta?) :P
marco
lei la esce, lui la entra
Vincitore del Trofeo "PISTONASSO 2007" al 3° Gran Premio Tana delle Tigri
Santo del giorno: San Penetrato da Tergo
ALLA LIIIIIIIIIIIIIIBBIA! FATTO!
Putost che tò la dona mi tovi la Gilera...
A Marrakesh sono andato cercando il Fesh Fesh...
e invece poi ho solo trovato me stesh...
Mò me ne vato ammare...
Next Stop...2022 I've a dream
2023 Si cambia!
HAT Pavia-Sanremo 2024, fatta ma...Mah!

ruye

Fantastico,
cogratulazioni , mi hai fatto emozionare
quardando le foto dove alcuni anni fa facevo
lunghe camminate(devo ritornarci) ;D ;D

:applausi: :applausi:
ex moto...xl 125 PD -- xr 250 -- kdx 250  -- xl 350 -- xr 400 --
................yz 426 f -- xr 600 -- xr 630 -- xr 650 -- fz 400 r --dr big 750

picchio277

Viene veramente voglia di andare a vedere! :applausi: :applausi: :applausi:
Magari un giorno anch'io passerò di lì per caso....... :P
Ora attendo il Brocon III! :ok:

alves

Grazie a tutti!

Io vi farei volentieri da Cicerone, ma sono talmente incasinato tra lavoro e famiglia e casa nuova che ogni uscita di questi tempi è rubata!

Comunque se passate di qua un bicchiere ve lo offro di sicuro…il giro magari!

Ciao
Alves