Menu principale

e l'inter finì in bolletta...

Aperto da Cipo, Giugno 25, 2007, 19:33:49 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

0 Utenti e 2 Visitatori stanno visualizzando questa discussione.

Cipo

di Pietro Raitano il 03.12.2006   
   
I Moratti producono elettricità a partire dagli scarti della lavorazione del petrolio.
Per legge sono una fonte rinnovabile di energia, che lo Stato sovvenziona con i nostri soldi.
Ecco come trasformare un rifiuto speciale in un ottimo affare.

I soldi per comprare i giocatori dell’Inter Massimo Moratti li prende da qui, da questo piccolo paese sulle coste sarde. Ma non sentitevi esclusi: anche voi contribuite a investire sulla squadra. Ogni volta che pagate la bolletta della luce.
Sarroch è in provincia di Cagliari. Vi sorge lo stabilimento di raffinazione della Saras, la società di famiglia dei petrolieri Moratti, fondata nel 1962 da papà Angelo (già presidente dell’Inter). Dal satellite si vede che l’impianto è di gran lunga più vasto dell’agglomerato urbano. È sulla costa, per permettere l’attracco delle petroliere: un quarto del petrolio trasportato via nave nel mondo passa di qua, dal mare della Sardegna. È la più grande raffineria di petrolio del Mediterraneo per capacità produttiva: 15 milioni di tonnellate l’anno di petrolio grezzo trattato, che per la maggior parte viene da Libia e Mare del Nord. Tra i clienti Shell, Repsol, Total, Eni, Q8, Tamoil.

I conti di Saras sono ottimi: 5,5 miliardi di euro di ricavi nel 2005, un bel più 48% rispetto al 2004, e utili per 332 milioni (ancora: più 47% sul 2004).
E nei primi mesi del 2006 le cose marciano anche meglio, con risultati netti che raddoppiano rispetto allo stesso periodo del 2005. Saras dà lavoro a 1.600 persone. Ma il vero gioiello dell’azienda sta nell’angolo sudorientale dell’impianto: è la centrale elettrica Sarlux. La Sarlux è una società posseduta al 100% da Saras.
La centrale produce energia elettrica bruciando gli scarti di lavorazione che la Saras produce raffinando il petrolio. Questo scarto si chiama tar, detto anche “olio combustibile pesante”, una pece semi solida che potrebbe essere utilizzata per fare bitume, e che per essere bruciata viene gassificata e irrorata di ossigeno.
È un combustibile altamente inquinante, molto più del metano di solito utilizzato nelle centrali elettriche. L’impianto brucia 150 tonnellate di tar l’ora. Oltre a CO2, ossidi di azoto ed emissioni varie, a fine anno la combustione lascia in dote 1.400 tonnellate di scarti tra zolfo e concentrati di metalli, come il vanadio e il nichel.
L’energia prodotta dalla centrale Sarlux viene tutta comprata da un ente pubblico, il Gestore del sistema elettrico (Grtn), che la paga il doppio di quanto varrebbe sul mercato. Questo accade perché per la legge italiana l’impianto Sarlux è un impianto “assimilato” alle fonti rinnovabili, e per tanto va incentivato come queste ultime.
Come sia possibile che una centrale che brucia scarti della lavorazione del petrolio sia pagata come fosse un impianto a energia solare lo dobbiamo al famigerato provvedimento Cip6 (comitato interministeriale prezzi) del 1992. All’epoca il governo decise di agevolare la costruzione di impianti rinnovabili garantendo di comperare (all’epoca attraverso Enel) elettricità a un prezzo più alto, il doppio e in alcuni casi il triplo, e destinando alla collettività, attraverso le bollette, l’onere del sostentamento dell’energia pulita. Ma poi allargò questa opportunità anche a un numero limitato di altre centrali che utilizzavano fonti che definì “assimilate”, e che di rinnovabile non avevano nulla: per la precisione gas, carbone, tar, rifiuti.
Da allora gli italiani pagano anche il 10% in più in bolletta pensando di contribuire alla diffusione di energia pulita. Invece l’80% di quei contributi finisce a impianti come quello dei Moratti. Per il 2005 parliamo di un totale di oltre 3,1 miliardi di euro (erano 2,3 miliardi nel 2004). Oggi il meccanismo Cip6 è stato superato da quello dei certificati verdi nato nel 1999, che non prevede fonti “assimilate”, ma le convenzioni stipulate nel passato sono ancora per la maggior parte attive.
Sarlux non è l’unica a trarre vantaggio da questa situazione. L’elenco dei beneficiari non è pubblico, ma sappiamo che metà della torta Cip6 finisce a Edison, che appartiene ai francesi della Edf. Anche altri petrolieri, come i Garrone di Erg o i Brachetti Peretti di Api godono delle incentivazioni con impianti simili, che producono cioè elettricità bruciando scarti della lavorazione del petrolio (vedi box a destra).
Ma l’impianto dei Moratti ha qualche particolarità interessante: la prima, è che è uno dei più grandi, con i suoi 575 megawatt di potenza e 4 miliardi di kilowattora prodotti l’anno. La seconda particolarità è che è tra gli ultimi ad aver avuto accesso agli incentivi, visto che la convenzione è partita l’8 gennaio 2001. Tra l’altro la convenzione di Sarlux dura 20 anni, cinque in più rispetto a quanto stabilito dal provvedimento Cip6. Stando alle analisi della società, il prestito di oltre un miliardo di euro stipulato nel 1996 con Banca Intesa e Banca europea per gli investimenti per costruire l’impianto dovrebbe essere ammortizzato entro il 2011. Poi saranno dieci anni di guadagno netto. Un paradosso ulteriore è che più cresce il prezzo del petrolio, lo stesso che i Moratti vendono pochi metri più in là, maggiore è il contributo che lo Stato riconosce all’impianto Sarlux in quanto fonte “assimilata” alle rinnovabili.
Sarlux è strategica per i Moratti, tanto che anche nella fase di approvvigionamento del petrolio grezzo si tiene conto delle esigenze della centrale. È vero, rispetto al fatturato del gruppo i ricavi equivalgono solo a un decimo, ma gli utili di Saras sono per oltre il 36% riconducibili alla centrale elettrica (122 milioni di euro su 332). Senza gli incentivi produrre elettricità costerebbe moltissimo, molto più di quanto si guadagnerebbe vendendola (solo per l’ossigeno impiegato per la combustione Sarlux spende 50 milioni di euro l’anno). E se non vengono bruciati, gli scarti di lavorazione si tramutano, da fonte di guadagno, in un costo, perché sono rifiuti speciali e vanno smaltiti adeguatamente.

A maggio Massimo e Gian Marco Moratti, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Saras, hanno messo in vendita le azioni della società che detenevano a titolo personale, facendo sbarcare l’azienda in Borsa. Oggi il 40% di Saras è in mano al mercato. I fratelli avranno comunque il controllo dell’azienda attraverso la finanziaria di famiglia Angelo Moratti s.a.p.a., che mantiene il 60% delle azioni.
La vendita di azioni ha fruttato ai fratelli poco meno di un miliardo di euro ciascuno. Immaginiamo che parte di questi soldi verranno investiti su qualche buon giocatore. Le azioni, vendute a 6 euro l’una, per lotti minimi di 600 azioni, sono andate a ruba. Il giorno dopo il debutto a piazza Affari, però, il titolo è crollato del 10%. A fine luglio chi ha investito in Saras perdeva il 20% (un’azione era quotata 4,8 euro). Per gli 80 mila investitori che hanno creduto in Saras non resta che sperare nel campionato. [pagebreak]

Gli altri nomi dei “debitori”
Non solo Moratti. In Italia esistono almeno altre due centrali elettriche che bruciano scarti della lavorazione del petrolio e vengono incentivate come fossero fonti rinnovabili. La prima è a Priolo Gargallo (Siracusa), e appartiene alla IsabEnergy, a sua volta controllata dalla Erg della famiglia genovese dei Garrone. Anche in questo caso la centrale sorge accanto all’impianto di raffinazione. Nel 2005 IsabEnergy ha fatturato 522 milioni di euro (44 in più rispetto al 2004), almeno 300 dei quali derivanti dagli incentivi Cip6.
Per la società significano 94 milioni di euro di utili, che forse serviranno a comprare giocatori alla Sampdoria, di cui Garrone è proprietario. L’altro impianto è a Falconara Marittima (Ancona), e appartiene alla Api della famiglia dei conti Brachetti Peretti che a Falconara hanno una raffineria da 3,9 milioni di tonnellate l’anno di petrolio.
Per loro almeno 150 milioni in sovvenzioni Cip6, su un fatturato del gruppo di 2,7 miliardi di euro e utili (raddoppiati in un anno) di 96 milioni.

In Francia metà della torta
I veri protagonisti dell’affare Cip6 sono i francesi di Edison, ai quali finisce oltre la metà dei contributi italiani per le fonti cosiddette “assimilate” alle rinnovabili. Delle 27 centrali elettriche Edison operanti sul territorio italiano, ben 19 sono incentivate anche se bruciano combustibile fossile. L’unica (magra) consolazione è che si tratta di metano, che tra gli idrocarburi è il meno inquinante. Nel 2005 Edison ha fatturato circa 5 miliardi di euro (più 16% rispetto al 2004): di questi, almeno un miliardo e mezzo sono sovvenzioni.
Dopo essere stata controllata da Montedison prima e da Fiat poi, oggi Edison è in mano ai francesi di Edf, il colosso energetico statale. Formalmente la proprietà è della società “Transalpina di energia” che detiene il 71% delle azioni Edison. A sua volta, Transalpina è per il 50% di Edf, e per la restante metà della Delmi, controllata al 51% dall’Aem di Milano. Il resto delle azioni Edison sono detenute direttamente da Edf (17%) e quotate sul mercato (12%).

La vita elettrica di Sarlux
1992: il Comitato interministeriale deiprezzi vara il provvedimento numero 6 per incentivare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e “assimilate”.
1995: Sarlux nasce da una joint venture tra Saras ed Enron.
1996: Sarlux ottiene dalle banche i finanziamenti (un miliardo di euro) necessari per la costruzione dell’impianto di Sarroch.
1999/2000: la centrale elettrica entra in funzione.
8 gennaio 2001: inizia la convenzione tra Sarlux ed Enel (cui subentrerà nel ‘99 il Grtn) per l’acquisto di energia incentivata Cip6. La convenzione durerà fino al 2021.
18 aprile 2006: Saras vince un procedimento arbitrale con Enron e conferma il controllo del 100% di Sarlux.
18 maggio 2006: Saras (che controlla il 100% di Sarlux) viene quotata in Borsa.

I conti in tasca. Nostra
L’80% della popolazione italiana paga una bolletta simile a quella riprodotta qui in basso. Tecnicamente si parla di “mercato vincolato” per i clienti “domestici”, perché le tariffe sono decise dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Di solito la potenza di erogazione è di 3 kilowatt e la tariffa applicata è la cosiddetta D2, che prevede tre corrispettivi: uno fisso non legato né alla potenza impegnata né al consumo, uno legato alla potenza e l’ultimo, il più importante, legato a quanto consumato.
Dal 1° luglio 2007 anche il mercato domestico sarà completamente libero.


Altreconomia
www.altreconomia.it


belzebelze

Grandissimo CIPO!!!!  :applausi: :respekt:Tra i nomi citati figurano alcuni tra i più grossi inquinatori d'italia, oltre che causa di moltissimi decessi. L'inter (con la i minuscola, e non ho nulla contro gli interisti, sia chiaro) non mi è mai piaciuta, ora ho argomentazioni più valide per tenerla sulle p...e, ma che pagando la bolletta ENEL si debba contribuire a sovvenzionare terroristi e pirati ecologici no.  :sfiammo: E soprattutto contribuire alle scellerate (ed inutili eh eh eh) campagne acquisti dei Moratti ancor meno. Povera Sardinia e povera Italia. Siamo proprio una Repubblica delle  :banana: :banana:

Cipo

contenti di pagare la discoteca ad adriano? ;D...... :angry2:

homer

bell'articolo....complimenti....adesso so qualcosa in piu  :-\ magari il titolo non e propio adeguato...mi aspettavo tutt'altro :P
il vero ladro non e chi rapina una banca ma chi la fonda

Cipo

Altro articolo sul medesimo argomento ma per quanto riguarda l'Api...

I vertici della raffineria API – nella fattispecie il sig. Aldo Brachetti Peretti ed il sig. Franco Brunetti – sono persone sincere.
Basta un aiuto dialettico per fargli vincere una sorta di ritrosia ed ecco che dicono la verità, tutta la verità nient’altro che la verità!
Ma la verità, ahiloro, spesso non fa rima con pubblicità cosicché l’annuale e autoreferenziale vetrina aziendale APINCONTRA si è rivelata per quello che è: un CAVALLO DI TROIA soprattutto nei confronti degli studenti delle scuole falconaresi che hanno accettato l’invito dell’API!

APINCONTRA si è caratterizzata con due elementi che ne hanno rivelato l’essenza del Cavallo di Troia: le argomentazioni dei vertici dell’API (Presidente e Amministratore Delegato) riportate dalla stampa locale e l’omaggio agli intervenuti di un kit denominato “Kyoto box” in cui erano contenute due lampade a risparmio energetico e due riduttori di flusso per l’acqua del rubinetto di casa.

Le argomentazioni dei vertici dell’API

Franco Brunetti (Amministratore Delegato): “Questo sito pensa di restare per questa e per le prossime generazioni, raffinando petrolio finchè ce ne sarà, poi producendo energia”.
Aldo Brachetti Peretti (Presidente): “la centrale da 60 Mwt è quasi come il termosifone di casa…”.

Finalmente la dichiarazione dell’Amministratore Delegato della raffineria API fa giustizia di quella sturiellet che avevamo stigmatizzato nella Bocca della Verità del 15 Settembre u.s., vale a dire che a fronte della costruzione delle due nuove centrali elettriche per complessivi 580 Mwe ci sarebbe stata una riduzione della raffinazione complessiva.
Questa tesi è stata più volte rilanciata ai cittadini attraverso la stampa dall’Assessore all’Industria della Regione Marche Gianni Giaccaglia, dal parlamentare di Alleanza Nazionale e candidato a Sindaco di Falconara M.ma Carlo Ciccioli e dal parlamentare dei Democratici di Sinistra Massimo Vannucci.
Che le dichiarazioni di Giaccaglia, Ciccioli e Vannucci fossero prive di fondamento lo avevano capito solo coloro che seguono attentamente le problematiche energetiche (non solo regionali!), ma indubbiamente la tesi di Giaccaglia, Ciccioli e Vannucci risultava interessante e suggestiva per la maggioranza dei cittadini che non possono approfondire la problematica.
Qui sta, secondo noi, la scorrettezza intellettuale di Giaccaglia, Ciccioli e Vannucci: nel sostenere la realizzazione delle nuove centrali API essi hanno blandito il desiderio di tanti cittadini di veder progressivamente scomparire quello che ormai percepiscono chiaramente: l’inquinante, insalubre ed economicamente devastante raffinazione e dipendenza del petrolio!

Con le sue parole l’A.D. dell’API non poteva essere più chiaro sull’argomento e, nello stesso tempo, ha rivelato uno dei contenuti della pancia del Cavallo di Troia: prima si sfruttano le fonti fossili finchè ce ne saranno e poi si vedrà.

LE LAMPADINE, GLI SCARTI DEL PETROLIO ASSIMILATI A SOLE E VENTO
E I CONTI IN TASCA A BRACHETTI PERETTI!

Perché l’Italia è uno degli ultimi tra i paesi europei a produrre energia elettrica da fonti rinnovabili e tra i primi a produrla dal petrolio (e suoi scarti) e metano?
Aldo Brachetti Peretti, che ha regalato le lampadine a risparmio energetico agli studenti falconaresi, possiede una delle motivazioni in casa, anzi a casa dei Falconaresi!
La centrale elettrica IGCC da 250 Mw di Aldo Brachetti Peretti - entrata in funzione nel 1999 - brucia il tar, scarto bitumioso della lavorazione del petrolio, il quale è stato ASSIMILATO ad una fonte rinnovabile.
Quindi la centrale elettrica IGCC che usa il tar per produrre energia elettrica viene incentivata come se usasse il sole o il vento!
Questo marchingegno smaccatamente a favore dei petrolieri è stato attivato nel 1992 dal Comitato Interministeriale Prezzi (provvedimento CIP 6) il quale stravolse la decisione del governo di agevolare la costruzione di centrali elettriche che usassero fonti rinnovabili. L’agevolazione per chi avrebbe usato le fonti rinnovabili – e scandalosamente estesa anche alle assimilate come il tar che brucia l’API - consisteva nella garanzia che l’ENEL avrebbe comperato ad un prezzo più alto l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, prezzo più alto finanziato attraverso le bollette dei cittadini (voce A3 della bolletta).

Quanto ci sta guadagnando l’API con questo sistema?

E soprattutto, quanta di quella agevolazione che avrebbe dovuto andare alle vere fonti rinnovabili è stata catturata dall’API con il suo scarto bituminoso del petrolio “trasformato magicamente” dal CIP 6 in qualcosa di simile al sole ed al vento?

Secondo la Relazione del Gruppo di Studio attivato dalla Provincia di Ancona nel 1995 la centrale IGCC dell’API che brucia i residui bituminosi della lavorazione del petrolio produce “1 Kwh di energia elettrica al costo di 46 £ (37 per il combustibile e 9 per i costi di esercizio). Il prezzo di vendita all’ENEL dell’energia elettrica” - a causa del provvedimento governativo CIP 6 – “è pari a 122 £/Kwh”. Il Gruppo di Studio valutò quindi che quando nel 1999 entrò in funzione la centrale elettrica IGCC per l’API “l’utile specifico è pari a 76 £/Kwh (122 £ – 46 £) ottenendo così un utile annuo sulla vendita dell’energia che ammonta a circa £ 110 miliardi di lire”.
Un paradosso ulteriore della assimilazione degli scarti del petrolio al sole ed al vento è che più cresce il prezzo del petrolio maggiore è il contributo che lo stato riconosce a quel tipo di impianti!

Ma c’è di più!
L’inchiesta pubblicata nel n° 75 di ALTRECONOMIA (Settembre 2006) ha calcolato per la famiglia Brachetti Peretti “almeno 150 milioni di €uro in sovvenzioni CIP 6 su un fatturato del gruppo di 2,7 miliardi di €uro e utili di 96 milioni di €uro”!

A CAVAL DONATO E’ MEGLIO GUARDARE IN BOCCA!

Un impianto fotovoltaico per la produzione dell’energia elettrica necessaria al fabbisogno di una abitazione costa - al privato cittadino - circa 20.000 €.
Con 150 milioni di € annui destinati alle fonti veramente rinnovabili si potrebbero costruire ed installare circa 7.500 impianti fotovoltaici per abitazioni civili per la produzione dell’energia elettrica.
Se consideriamo che nella città di Falconara Marittima sono censite 12.004 abitazioni possiamo ritenere che con un anno e mezzo di sovvenzioni CIP 6 che la centrale IGCC dell’API incassa si sarebbero potute “solarizzare” tutte le abitazioni civili di Falconara che sarebbero diventate produttrici e consumatrici di energia elettrica.
Non solo: con la somma delle sovvenzioni incassate negli ultimi sei anni dalla centrale API che brucia tar assimilato al sole e al vento si sarebbero potute solarizzare altre tre città della grandezza di Falconara Marittima!

Qualcuno ha la volontà politica di quantificare la grande quantità di lavoro specializzato, pulito e non a rischio che si sarebbe messo in moto (e si potrebbe attivare anche adesso)?
Qualcuno – egregi Giaccaglia, Ciccioli e Vannucci – ha quantificato quanto minor impatto ambientale ci sarebbe stato e ci sarà rispetto a quanto emesso dalle centrali elettriche che utilizzano combustibili fossili (come quelle a metano e gpl che vorrebbe costruire l’API)?
Non è forse compito vostro dato che – ve lo ricordiamo associandoci all’amico Beppe Grillo – siete nostri dipendenti?

“Fatti ecco cosa racconteremo” ha dichiarato l’AD Brunetti alla vigilia di APIncontra In realtà non ci risulta che i vertici dell’API abbiano dato le informazioni di cui sopra agli studenti ed a coloro ai quali hanno regalato le lampadine a risparmio energetico!
Non ci risulta che i vertici dell’API abbiano detto ai dirigenti scolastici ed agli insegnanti delle scuole falconaresi che dal 1992 ad oggi, soltanto 6 dei circa 30 miliardi di Euro che abbiamo pagato di tasca nostra per la costruzione di impianti da fonti rinnovabili sono serviti per supportare le energie pulite!
Buona parte degli altri 24 miliardi ha invece gonfiato i ricavi di note aziende petrolifere che bruciavano (e bruciano) gli scarti della loro produzione (che è anche la parte più inquinante) per produrre energia elettrica!

ALLORA, QUANTO VALGONO QUELLE LAMPADE REGALATE DALL’API?