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7° Desert Tour - Tunisia - 26 Dicembre 2011 / 9 Gennaio 2012

Aperto da Felino68, Gennaio 17, 2012, 19:24:35 PM

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Felino68

#15
   Non è finito non temete. Ciao Blackman. Facci sapere anche tu qualcosa sulla tua esperienza da passeggero.
"Hic sunt leones"
Vespa PX 125, Morini Canguro 350, Cagiva Elefant 650, Vespa PX 150, Honda XR 650 R AE, Honda NX 650 Dominator.

gpsmax

consolati. l'unica volta che sono andato in Africa con un turo peretor uno alla partenza si è presentato con un Dominator nero aerografato con le palme e i cammelli su serbatoio e cupolino, frecce e specchietti e gommini sulle pedane.

si è spappolato un menisco a neanche 300 km (di asfalto) da Tunisi, il primo giorno. attraversando un linguone di sabbia sulla pista, saranno stati si e no venti metri, poco prima di Sidi Aich, scendendo verso Gafsa. non eravamo nemmeno entrati nel deserto, sembrava la Puglia...

qualche anno dopo, ha finito l'italiano motorally in centro classifica. che vuol dire che piano non andava. e si era meritato di chiamarsi "il Caimano"... ma questa sarebbe un'altra storia.

... sotto col report, l'aperitivo era ottimo...

8)
Per cortesia non contattaemi in privato (via PM o mail) per aiuto o consulenze tecniche, postate pubblicamente, e se vi posso aiutare lo farò volentieri.

blackman

Citazione di: Felino68 il Gennaio 18, 2012, 22:05:37 PM
  Non è finito non temete. Ciao Blackman. Facci sapere anche tu qualcosa sulla tua esperienza da passeggero.
Bè la mia esperienza da passeggero non poteva che essere positiva, visto il pilota che avevo ;D cmq a me è piaciuto molto tutto il giro e ad essere sincero in auto ci si gode molto di più il paesaggio rispetto alla  moto che devi sempre guardare dove metti le ruote, sicuramente per quanto mi riguarda la prox volta cercherò di andarci in auto ovviamente non il giro fatto quest'anno ma una cosa un po piu semplice, non vorrei passare 5 giorni come il pick up l200 che era con noi ;D

Felino68

#18
   31 dicembre. Aria frizzantina, tutti 'sti motociclisti che sfaccendano, si vestono fanno rumore con le loro motorette....... Nella frenesia mattutina girando tra i miei ex colleghi, incrocio lo sguardo di Tomas già con il casco che mi annuisce. Mi gusto i gesti quotidiani delle guide che smontano il campo, col falò finale delle immondizie di natura non organica.  


Da questo momento faccio da scudiero a Giovanni. Sono in macchina con Aref il capo guida. Mi sento sempre un motociclista, ma non vengo più accettato come prima. Sono un ibrido. Vengo investito da Mario del compito di fare da ponte radio tra i motociclisti, che da oggi viaggiano davanti a tutti insieme ad Aref, e Mario che chiude la carovana. Tutto sommato non è così male.  



  Mi gusto la guida sopraffina di Aref, un manico da paura, mi gusto i paesaggi, mi guardo le evoluzioni delle moto, fotografo, e sono il primo a scendere a terra nelle soste con la possibilità di vedere tutti gli altri. Compagno di sosta spesso è Blu, lo splendido cane del macchinaro Flavio.


  Finalmente ora smetterò di parlare di me, e parlerò del tour. Giornata tutto sommato tranquilla. Parecchia sabbia oggi. Come riferimenti visivi alte colline rocciose.  

  Andando tranquilli in auto, dal nulla sbucano due ragazzini che rincorrono l'auto gridando. Una bambina con lo sguardo supplicante inondato di lacrime, chiede qualcosa ma non capisco. Aref mi dice che vuole un antipiretico o comunque qualcosa per la febbre. Mi offro di darglielo io ma devo scendere a prenderlo dal borsone nel cassone del pick up. Aref dice di lasciar perdere perché l' altra guida dietro ce ne ha a portata di mano. Poco più avanti altri due bambini chiedono "Mee" agitando una tanica vuota. Acqua. Diamo loro una delle bottiglie che abbiamo in macchina.  

  Chiedo alla guida da dove sbucassero quei bambini. Mi indica una carovana di cammelli mimetizzata tra le dune, che non avevo notato. Sono nomadi algerini che hanno sconfinato in Tunisia.
Scendiamo giù per una gola e ci fermiamo per compattare il gruppo e sgonfiare tutti le ruote. Da ora si inizia a fare sul serio, Iniziano gli insabbiamenti.  

  Il gruppo dei motociclisti, saltando Felino che ormai è a terra,

  è grossomodo diviso in due. Il primo gruppo e formato dall' etereo Jil (Xr 600) che sembra non aver contatto con le dune. Sale e scende in olimpica souplesse da seduto, con le gomme a tre centimetri da terra senza sollevare sabbia.  

  Enrico70 (Xr 650) con maxi serbatoio Acerbis ed un super paramotore auto costruito in alluminio, super accessoriato con annesse cabina telefonica e toilette.

  Bibo (Ktm 690) vincitore nella classifica a coppie e terzo nella assoluta all' ultimo TRX in Marocco, con una tecnica raffinatissima ed agilità senza pari nel gestire quel perfido motore.  

  Webmaster (Xr 650) il domatore, il suo povero porco appena non obbediva, veniva preso per orecchie e scaraventato sulla retta via come fosse un fuscello.  

  Giovanni (quad Can Am 250), motociclista d' esperienza con gare alle spalle, noto per aver fatto, in gioventù il salto più lungo con un Gulliver 50 che in quella occasione si ridipinse di rosso sangue, inizia a prendere dimestichezza col suo mezzo suscitando anche l' ammirazione di Aref.  

  Il secondo gruppo degli amici del Nord-Est e composto da Icio (Ktm 400), che sembra quello più in forma di tutti. Complice l' esperienza, il fisico ed una moto leggera, vola con una naturalezza ed una sfrontatezza senza uguali.  

  Nicola (Ktm 640).  

  Bostro (Xr 600) the iastmeitor. Un tipo unico. Per chi lo conosce, non si può descrivere. Per chi non lo conosce, vale la stessa cosa. Uno spasso.  

  Cielo (TT 600).  

  Blackman (Ktm 640).  

  Tomas (Ktm 690), una persona mite, gentile e generosa.  

  Il fatto saliente della giornata è l' insabbiatura del motore di Bostro. Dal mio punto di vista l' ho visto ficcarsi tra due dune, e dopo molto tempo è venuto su a piedi. Poi è ridisceso giù con altri ed e venuto fuori con la moto tutta imballata ma che scoppiettava malamente. Con grande rabbia ha deciso di metterla sul pick up per evitare danni peggiori ed il giorno seguente era tutto demotivato e voleva tornare in Italia. Campo tra Dekanis el Kleb e Dekanis el Ksar. Questa volta piantando le tende, la gente si fa più guardinga. Senza dare nell' occhio cerca di capire chi sia il suo vicino e se sai russatore o no. A me capita come vicino il Webbo, che in tenda con Nico ha trovato un suo equilibrio. Ma non ha fatto i conti col Felino russatore.

  Come un deficiente, ho piantato volutamente la tenda in leggera pendenza così da tenere la testa più alta e limitare un pò il russare. Ho passato tutta la notte come un bruco in una padella antiaderente a cercare di risalire la china. A me e Giovanni, inaspettatamente in contemporanea, arrivano le contrazioni. Decidiamo di andare a partorire. Ci allontaniamo in due sul quad, ma mentre eravamo in seduta ognuno dietro alla propria dunetta, ci vediamo sovrastare da due Ktm. Ma cacca matta, possibile che nell' immensità del deserto questi decidono di passare proprio di qua, adesso ? E' la sera di San Silvestro, i cuochi ci danno la dimostrazione di come si prepara il pane alla brace.

  Una delizia di semplicità e ne mangio tanto. Dopo aver integrato la cena con Coca Cola, capocollo, salame, pandoro, dolcetti vari, offerti da chi se li era portati da casa, decidiamo di festeggiare il Capodanno con gli iraniani alle 21,00 di sera, con la compagnia di Orione che sorge dopo il tramonto del sole. Qualche fuoco d' artificio offerto dal Webbo e brindisi con un brutto Brut.  

  Mario indice un referendum. Poiché abbiamo accumulato un giorno di ritardo sulla tabella di marcia, si vota se saltare Ain Ouadette per tirare verso Bir Aouine. Ma la prospettiva di una sassaia infinita al posto del bagno caldo nel deserto a Capodanno, fa pendere l'ago della bilancia verso Ain Ouadette. Per fortuna.

"Hic sunt leones"
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battist83


massimetto


Felino68

  1 gennaio, il giorno dell' ecatombe. Alle 03,30 l' intestino e la vescica mi scoppiano. Temo di non farcela, non trovo la cerniera del sacco a pelo, non trovo la luce da testa, la cerniera della tenda si è ingrippata, ho paura, stringo lo sfintere, corro, vedo nel buio un' altra lucina che si muove, inciampo al buio nella sabbia, non ce la faccio più, sono troppo vicino alla macchina di Cristian e Daniela, ma è il momento. Ho solo questo pigiama. Sono salvo per un pelo.

   Alzo gli occhi al cielo è resto impietrito. La luna è già tramontata, Orione sta tramontando, il Grande Carro troneggia al centro del cielo. Un lungo brivido mi corre per la schiena. Sono senza fiato. Non ho mai visto un cielo stellato come questo. Resto lì più di mezz' ora in contemplazione con il naso per aria, fa freddissimo. Torno in tenda ma stento a riprendere sonno. Ho le natiche tumefatte e le spalle a pezzi. Per non russare mi metto di lato, ma il materassino non è sufficiente allo scopo. Pazienza. Sonnecchio un pò poi decido di lavarmi. "Nuova salvietta multiuso senz' acqua Lines. Pulizia e freschezza in ogni situazione" ! Peccato che lo sporco invece di toglierlo, lo distribuiscano uniformemente su tutta la pelle. Mentre rassetto in silenzio la tenda, dall' oltretomba la voce del Webbo : " Felinoooo, che ore sono ?" ed io : "Le cinque e un quarto." - Traduzione : Felino della malora, porca troia, ma possibile che devi tritare i maroni a questa ca**o di ora? Micio micio, quatto quatto, resto in tenda ancora un pò fino a quando il campo non si sveglia. Emergo. Busso sulla tenda di mio cugino, notorio dormiglione : Cciiooovanni, è l' ora !

   Sulle selle delle moto e del quad  un sottile strato di ghiaccio.

   A colazione incrocio Webbo che con fare paterno mi fà : Eh Felino, stanotte hai fatto un pò il monello.  Traduzione - Ci t mitt arret o cust mi t' accidk ! Traduzione - se ti metti di nuovo di fianco a me t' accoppo. Ma lui non sapeva della mia copiosa produzione notturna di marmellata.

   Siamo pronti, gironzolando tra i motociclisti, Enrico non riesce a mettere in moto.



   Giovanni non riesce ad indossare il Camelback , incrocio di nuovo lo sguardo di Tomas, con il suo gruppo. Dice annuendo (scusate il mio veneto scassato) : Lu sì, ca ga fà un bel affar ! Sicuramente riferendosi alla mia rinuncia alla moto. Si parte.

   Il terreno si fa molto impegnativo grandi sabbioni intervallati da piatti sassosi. Insabbiamenti continui rendono il passo molto lento. Ho il tempo di fotografare delle impronte nella sabbia. Non si direbbe ma il deserto è pieno di vita.



    Anche il veterano Bibo atterra nel sabbione, e commenta che non gli è mai capitata una sabbia più bastarda di questa.  Superato il primo cordone di dune troviamo un tratto scorrevole. Ci fermiamo perché via radio, canale 1, arriva la notizia che la moto di Cielo perde olio. Lo aspettiamo per permettergli un rabbocco. Per fortuna è poca cosa e si prosegue. Arriviamo a quello che sarà il cordone più difficile.

   Qui siamo stati fermi per ore. Prima le macchine non ce la facevano, poi le moto non arrivavano. Le macchine allora decidono di proseguire, ma si infognano sul cordone successivo. Arrivano Jil, Bibo, Giovanni stremato che ha cappottato un paio di volte e si è fatto male ad un ginocchio.


   Arriva anche Webbo che in pieno zamponing impone il ritmo al suo porcello al vapore.

   Alla radio iniziano ad arrivare notizie di moto in difficoltà. Tomas sembra che abbia bruciato la frizione. Si tenta di cambiare l' olio. Nell' attesa Giovanni si è steso sulla duna successiva a quella dove sto io.

   Prendo la radiolina. Cciiooovann, Cciiooovann, Cciiooovann, passa sul 2. Il tormentone del momento. Iniziamo a sparare cazzate a raffica ed a ridere come pazzi, tanto da destare la curiosità di Jil, Bibo e Webbo che si avvicinano.  Li raggiungo a piedi e decidiamo di utilizzare quel tempo morto per fare il report con i tre special guests presenti. Tra le tante balordate dette, viene fuori che il pane alla brace, non essendo lievitato, fermenta nella pancia, quindi è meglio non esagerare. Quindi il mio intestino aveva ragione stamattina. Intanto Radio Londra dice che per la frizione di Tomas non c'è niente da fare. Aref prende il quad di Giovanni e và in soccorso. Torna con Tomas come passeggero. Se volevate la dimostrazione che questa guida è un drago, ora c'è l' avete. Enrico è in difficoltà perché la sua moto intasa il filtro dell' aria.

   Quando chiede potenza per scalare la duna la moto si insabbia, ed a volte cade e la moto si ingolfa. Icio che era già tornato indietro per prendere l' olio per Tomas fa di nuovo la spola e porta un filtro nuovo ad Enrico che, in evidente difficoltà, alzando un mare di sabbia riesce ad arrivare al cordone su cui stiamo noi, ma si insabbia nuovamente e li resta a mezza costa perché non ce la fà più.

   Jil lo raggiunge. Intanto arrivano notizie che la moto di Blackman non si accende più. Aref riprende il quad e nuovamente raggiunge il gruppo di moto. Raggiungo Jil ed Enrico e dò una mano, anzi un piede, a disingolfare la moto di Enrico. I due ripartono in direzione delle macchine e prendono un pò di vantaggio. Ora sono convinto di aver fatto la scelta giusta nell' abbandonare la moto. Tutto ciò è fantastico, ma credo che non sia alla mia portata. Nel frattempo altre carovane passano per quelle dune impossibili, tra cui quella del Sahara Dream con un prodigioso Man 6x6 giallo.


   Ma mente il camion faceva la sua porca figura nel deserto, davanti a lui, una guida il deserto se lo stava facendo tutto a piedi per indicargli la strada migliore.

   Finalmente torna Aref con Blackman. Le moto le hanno abbandonate nel deserto. Con un pò di fortuna le recupereranno al ritorno. Ora in macchina siamo in cinque. Io, Tomas, Blackman, Aref ed Amor. Continuano i cordoni di dune fino ad una discesa senza respiro che ci fa urlare tutti in macchina mentre le guide se la ridevano allegramente. Assistiamo alla discesa di tutti gli altri. Ci vuole un gran fegato, perché invece di frenare, bisogna accelerare.


   Ancora un pò di sabbia e ci fermiamo per il pranzo. Il tempo perso è stato tanto e per abbreviare il cuoco : "Pane e datti, pane e datti, pane e datti. Pane alla brace e datteri freschi.

   Ma Enrico non è ancora arrivato. Il problema al filtro persiste duecento metri più giù vedo movimento. Enrico è quasi arrivato ma è stremato, non ne vuole più sapere, ma per fortuna siamo alla sosta. Jil mette in moto e porta via la moto di Enrico, che raggiunge a piedi il campo e si ristora. Di nuovo in marcia. Ancora cordoni ma più percorribili poi un piatto sassoso e finalmente l' ultimo cordone che ci svela l' Eldorado. Ain Ouadette.


   Una pozza melmosa di acqua fetida, ma calda, che sgorga nel bel mezzo del nulla. Non ci pensiamo due volte, ci tuffiamo in mutande e gustiamo un perfetto tè alla menta mentre stiamo a mollo. Dio esiste, ed è qui in questo momento.


   Questo è il sito di una perforazione petrolifera andata male. Hanno comunque canalizzato l'acqua che sgorgando continuamente ha dato vita ad un piccolo ecosistema e ad una piccola economia. Qui facciamo campo per la notte. Per non essere di nuovo ripreso per il mio russare, mi auto esilio. Piazzo la tenda lontano e vado in cerca, ora che c'è ancora luce, del mio eventuale cesso notturno.

   Qui l' atmosfera è finalmente rilassata e distesa, magica direi. Siamo a metà del giro. Non c'è più l' assillo di dover raggiungere un luogo remoto. Dopo cena le guide ci offrono musica locale davanti al fuoco, eseguita dal vivo con l' accompagnamento di un flauto. Il nirvana.
   Ora sono qui, in Italia, come uno zombi, a cercare faticosamente di riallacciare i fili della vita che ho abbandonato il 26 dicembre, ma l' anima l'ho lasciata lì, da qualche parte, nei pressi di quella pozza.
"Hic sunt leones"
Vespa PX 125, Morini Canguro 350, Cagiva Elefant 650, Vespa PX 150, Honda XR 650 R AE, Honda NX 650 Dominator.

Jil

IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI

Lu

Lu
Honda CRE 230F

volere, è potere!

Felino68

#24
   2 gennaio. Mentre il sole fa capolino a colorare le dune di un bellissimo arancio, dalla pozza si sollevano nuvole di vapore.


  Il cuoco viene verso di noi che stavamo li a cazzeggiare, apre le mani e mette a terra la bestiola che tutti noi temevamo di incontrare. Un magnifico scorpione verde che si becca più scatti che se fosse Cindy Crawford nuda.


  Il magico Jil consiglia ad Enrico di metterà a contatto con il filtro di spugna un panno swiffer. Cacchio funziona davvero. Siamo pronti a partire quando incazzatissimo un macchinaro fa spegnere i motori a tutti. Qualcuno ha perso il telefono satellitare nella sabbia e quello squilla ancora. Perdita inutile di oltre mezz' ora di tempo. Il satellitare e la mia anima erano lì in mezzo all' acquitrino che se la ridevano mentre giocavano a scopa.

   Oggi siamo diretti a sud di Gour el Kleb. Facciamo a ritroso un bel pezzo di deserto fino a Via delle Genziane, civico 32 e civico 67. In quei due punti Tomas ed Alberto avevano lasciato le loro moto in panne.

  Con una precisione assoluta Aref le ritrova come se avesse lo stradario della città. Condivido ora i posti posteriori del pick up di Aref, con Tomas. Abbiamo modo di parlare dei nostri stati d' animo che incredibilmente sono molto simili. Gli ho spiegato che un altro dei motivi che mi hanno convinto a mollare era il fatto di dover dipendere sempre da qualcun altro e la consapevolezza di rallentare tutto il gruppo. Anche Tomas è sollevato, ed anche lui si inizia a godere l' altro tour.

  Mi racconta della rovinosa caduta occorsagli il primo giorno nel primo tratto in cui si è giocato tutti i Jolly. La moto ribaltandosi gli è finita in testa spaccandogli il casco !!!!! Facciamo pausa pranzo. "Manjiari, manjiari, manjiari." La pappa è pronta. Tubettini freddi con verdure miste crude, pane alla brace e mandarini.



  Due del gruppo si allontanano coi mezzi per andare in bagno. Continuiamo il giro e ci rendiamo conto di quanto trafficato sia questo deserto in questo periodo. Un imprevisto ferma la carovana La ruota posteriore di uno dei pick up di appoggio balla. Mario scende per verificare la situazione. Il pick up non può proseguire.

  Si vede che siamo molto più a sud dell' Italia. Uno lavora............
  Aref incarica il terzo pick up di fare strada verso il luogo designato per il bivacco. Chiedo ad Aref se posso rimanere lì con loro casomai ci fosse bisogno d' aiuto. So che potrebbe esserci la possibilità che il danno sia grosso con la prospettiva di farsi la notte in macchina o chissà che cos' altro. Ma voglio, per quanto possibile, vivere un' altra avventura. Tomas è con noi. L' autista del pick up con quel pò di attrezzi che si era portato dietro inizia a smontare la ruota, poi il tamburo, i cablaggi e le tubazioni del freno posteriore ed infine riesce a sfilare il semiasse. La ghiera filettata che tiene ferma la gabbia a rulli del cuscinetto sul semiasse si è svitata. Il cuscinetto per fortuna sembra ok. Il lieve venticello che si è alzato cosparge gli unti meccanismi di utile sabbia. Decidono di lavare i pezzi con la benzina come se stessero annaffiando una pianta con l'acqua. Non riuscendo ad avvitare la ghiera poiché il primo filetto della stessa si è ammaccato irreparabilmente, inverte la ghiera e serra tutto con lo scalpello ed il martello. Funziona ! Mi rendo utile dando loro quel pò di grasso che mi ero portato dietro, per lubrificare la gabbia a rulli. Nel rimontare, molti pezzi che univano le ganasce del freno, avanzano. Non importa, dice il meccanico. Non è questo il momento di andare per il sottile. Ripristina il livello dell' olio nella boccia del differenziale e si riparte. Fosse successa in Italia una cosa del genere, Aci, carro attrezzi, officine, cellulari, assegni. Una bella lezione ! L' ultimo campo è in una conca circondata da alte dune. E' l' ultima notte all' addiaccio ed ognuno cerca di stare quanto più comodo può. Il campo è sparpagliato per chilometri.

  Con Nico scaliamo la duna più vicina per portarci in altura e fare qualche foto, compresa quella di Aref che è andato a fare legna.

  La visuale qui sù è così ampia e l'aria così pulita, da permetterci di vedere il sole che tramonta da un lato ed alle spalle la notte che sta' montando.


  Un pò di malinconia stasera al campo perché l' avventura vera sta terminando.

  Stasera due tipi di zuppa di cui una con i piselli sbucciati qui al campo. Anche stasera magica musica suonata col flauto. Salutiamo anche il pane alla brace fatto sulla sabbia.

  3 gennaio. Partiamo alla volta del campo tendato di Zmela Labrissa. Giovanni ormai è arcistufo. Per lui la cosa sta' durando troppo. Ha imparato molto bene a dominare il quad ed a ricercare la strada giusta tra le creste delle dune e la cosa non gli dà più gusto. Affrontiamo gli ultimi cordoni. Arrivamo al duro. Ci fermiamo in un un posto dove ci sono dei pozzi d' acqua ed un Caffè che purtroppo è chiuso per turno settimanale.


  Tutti gonfiano le gomme. Io, per deformazione professionale, fotografo la merda di cammello.

  Anche qui grande traffico di carovane di auto che vanno e vengono. Coffea break con Coca Cola bevuta in bicchiere collettivo ricavato dalla bottiglia stessa tagliata a metà, e foto di gruppo con le guide. Un nuovo cordone di dune ci si presenta davanti. La sabbia è infida ad Aref è costretto ad aprire una nuova pista. E' molto concentrato ma finisce in un catino. Un pò di lavoro e viene fuori. Le moto non sembrano avere difficoltà ed arrivano presto. Le auto fanno più fatica. Siamo in attesa. L' equipaggio del Mitsubishi L200 che seguiva come un' ombra la guida, tira fuori dei grissini e li offre. Siamo loro tre, io, Tomas, Webbo, Cielo, Nicola ed Icio. Le altre moto sono dietro con le vetture. Si perde tempo perché Flavio ha stallonato una gomma.

  Ricordo di avere ancora un residuo dei dolcetti di capodanno e le pere che Azaiez mi ha offerto a Nabeul.

  Sono quelle col bollino blu che costano 3.000 Millim, cioè 3 Dinari, cioè 1 € e 50 Centesimi, cioè 3.000 Lire. Ma sono care queste pere ! La macchina del tempo ci ha portati indietro di più di 15 anni. Qui il gasolio costa 1.010 Millim. Condividiamo il cibo. Peccato che manchi la foto dei quattro motociclisti attivi, affiancati, che sbucciano in contemporanea i frutti. Il tempo delle pere. Quando finalmente arriva la carovana delle auto e delle moto rimanenti si decide di pranzare in quel medesimo luogo. L'aria è mite. Pigramente mi siedo al sole ed inizio a giocare con la sabbia. E' così fine ed impalpabile che si riescono a fare anche dei disegni. Webbo mi da l' input. "Perché non provi a scrivere Xr-Italia.com ?" E' la stagione dei mandala. Scrivo solo XR. A Webbo piace tanto che dice che lo metterà sulla pagina d' apertura del sito. Quale onore ! Mi vengono anche commissionate altre scritte.



  Gino, che in gioventù segui in moto una tappa della Parigi-Dakar, quella vera, e sua moglie offrono il caffè a tutti.

  Ripartiamo. Un ultimo grande cordone ci separa da Zmela. Molto impegnativo. I motociclisti vedono la meta e vanno avanti.

  Arrivati al campo fisso, ben organizzato, li troviamo belli sotto la veranda del bar che decimano le scorte di birre tunisine del' oste.


  Gironzolo un pò per il campo, poi io e Giovanni ci facciamo assegnare una tenda ma non ci piace e ci ficchiamo in un'altra senza dire niente. Una carovana di Kappisti è al campo, tra i quali uno possiede anche un 690 Rally da 24.000,00 Euro ! Salutiamo le guide dei due pick up che hanno curato la logistica, ed i cuochi. Solo Aref resta con noi. Tanti corrono finalmente sotto la doccia calda col sapone. Ma io sono malinconico. Per me sarà dura tornare alla vita quotidiana.

  Mi metto sulla dunetta dietro la tenda in attesa del tramonto e perfeziono il logo XR con la sabbia.

  Chiamo Webbo per fotografarlo. Ultimo tramonto tra le dune. Sono a pezzi psicologicamente. La sera, grande tavolata e cena luculliana a lume di candela nel ristorante del campo.

  Chiediamo il bis di pane alla brace e loro ce lo fanno. Evviva ! Non è alla sabbia ma al forno, ma fatto sempre con la brace. Per fortuna il cameriere che ce lo porta fa cadere in terra tutto il vassoio, rimediandoci così l' ingrediente mancante. Manco a dirlo mi abboffo. Giovanni vince l' easter egg di questo tour, ma lo cede al secondo arrivato. Una volta nelle tende il deserto ci fa un ultimo regalo. La pioggia. Ci addormentiamo con la luce tremula della candela che appena rischiara di luce calda i colori delle pareti, mentre le gocce di pioggia tamburellano lievemente sul tessuto della tenda.
"Hic sunt leones"
Vespa PX 125, Morini Canguro 350, Cagiva Elefant 650, Vespa PX 150, Honda XR 650 R AE, Honda NX 650 Dominator.

Webbo

qual'è l'easter egg di Ciiovanni ? quello di Enrico lo sappiamo, ma il suo ?
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Felino68

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Felino68

#27
   4 gennaio. Notte fonda. Il pane alla brace colpisce ancora. Ma stavolta non c'è patos. Il cielo è un pò nuvolo e non riconosco le costellazioni. Qui abbiamo dei water civili e puliti. Riesco solo a versare un acconto e rivado a dormire. Il saldo lo verso all' alba dietro la duna, all' uso antico, per mia scelta. Colazione nella stessa sala della cena. Molto ricca. Giovanni fà i capricci perché non vuole più andare sul quad. L' oste chiede il conto dei quarantasei litri di birra scolati il pomeriggio prima. Ovviamente non ci si trova ai conti ed il buon Mario ripiana dal fondocassa. Mattinata turistica oggi. Breve trasferimento per Ksar Ghilane, mattinata libera, e pranzo lì al ristorante. Per chi volesse avventurarsi con la famiglia, questo posto e raggiungibile anche via asfalto e ci sono hotel che offrono tutti i confort. Posto suggestivo. Arrivando da Sud, prima casette sparse dove una piccola economia legata al servizio ai turisti sta venendo su. Sui muri delle casette scritte colorate, con i nomi delle principali case motociclistiche. Saranno officine per le riparazioni. Cammelli e cavalli in gruppo sostano vicino ai loro recinti.


   Bambini festanti accolgono le carovane di turisti in arrivo e chiedono qualcosa. L'amico Cristian si vede attorniato dai bimbi. "Aspettate vi dò qualcosa". Apre il portellone del suo FJ, estrae la pala e dice : "Beh…….mò la volete una badilata ?"  Grandissimo Bruno ! Dopo le casupole un lungo viale sabbioso dritto dritto con piantagioni di palme da dattero a destra e sinistra.


   Anche Ksar Ghilane e nata come Ain Ouadette, Ci sediamo pigramente ai tavolini del ristorante dove mangeremo a pranzo, ai bordi della sorgente di acqua calda, che qu,i è quasi una vera e propria piscina.


   Questa volta però in pochi fanno il bagno. Jil si gusta un Bric all' uovo. Io e Giovanni usciamo dall' oasi da Nord con il quad, fino a raggiungere le dune. In cima ad una di queste, vicino a dei cammelli che puzzano molto più delle vacche, troviamo campo e telefoniamo a casa dove madre, moglie e fidanzata erano in pensiero perché non avevano notizie da tre giorni ed avevano già allertato l' unità di crisi della Farnesina. Giovanni mi fà un pò di scuola di quad e devo dire che è divertente. Jil, Marta, Cosetta, Nico e Giovanni affittano i cavalli arabi e raggiungono attraverso le dune i ruderi del forte romano di Ksar, che grossomodo è a Nord-Ovest dell' oasi. Io faccio un giretto tra i viali in quad con Webbo come passeggero a scattare qualche foto ed incrociamo i butteri di cui sopra.




   Quando torniamo alla piscina un gruppo di macchinari aveva affittato, con la giuda locale, dei quad uguali a quello che stavo guidando io, per andare sempre al forte. Mi chiedono se volessi accodarmi. Accetto. Quel porco della guida prende il fugone. Marcello non riesce a fare la prima svolta a destra in un altro viale, ed attinge una palma. Corro come un pazzo, sono penultimo, l' autista dell' L200 litiga con una duna, sono terzultimo, faccio tesoro delle lezioni di Giovanni e stò per prendere Cristian, quando mi vado a ficcare nel solito maledetto catino. Vengo sorpassato da L200, non riesco a tirarmi fuori. Marcello arriva in mio soccorso. Ma ormai ho perso il ritmo e mi insabbio di nuovo. Ma vaffanculo al quad, alla sabbia ed al forte. La guida torna indietro. Gli dico di lasciarmi perdere perché torno a Ksar Ghilane che è li a vista. Fatico a venire fuori, poi trovo la pista segnata dalle auto e ritorno alla piscina. Questa si che è vacanza. Mi faccio il bagno.

   Mi sentivo un pò come un esploratore messo a bollire nell' acqua dai cannibali.
   Ccollaudo pure la "subbaqueità" della mia macchina fotografica, faccio shopping nelle "boutique" e mi godo il sole semi nudo.


   Dopo un pò arriva Webbo tutto sudato. "Sono andato al forte da solo in moto". Ma chi t'ha ffat fà ! Fatt nù bagn ! All' ora di pranzo ci accomodiamo nella sala interna del ristorante e pasteggiamo. Circa alla frutta, un fuggi fuggi generale. Che hanno portato il conto ? No. Due tipi italiani sono arrivati fino qui in Porsche ! Mi aspettavo uno di quei mostri che gareggiarono nella Parigi-Dakar di tanti anni fa. Invece è questa cacata che vedete.

   Prendiamo il caffè al bar e ripartiamo alla volta di Douz. Giovanni non vuole più salire sul quad.
Percorso piatto, duro e scorrevole con qualche dunetta da scansare o da saltare.  Le moto avanti, le macchine dietro. Aref sbaglia a dare l' indicazione ai motociclisti che si allontanano oltre la portata delle radioline. Ci fermiamo nella speranza che non vedendo nessuno tornino indietro. Ma niente da fare. Per fortuna, Bibo che si mantiene sempre vicino alla macchina di Aref, parte e li va  a recuperare. Ripartiamo. Giovanni osa sempre di più, si mette in competizione con Bibo, esagera, inizia a fare i salti di traverso col quad con atterraggi con le sospensioni a pacco, rischia di ammazzarsi. La fortuna ci viene incontro. Webbo è andato a riserva con la sua moto e ci ferma per fare benzina. Le moto riforniscono tutte. Nell' attesa Alberto guidatore di un vecchio e glorioso BJ rosso, mette musica latino americana a tutto volume. Nico e Vanessa iniziano a ballare con sincronia mirabile. Un bellissimo momento. Applausi finali.

   Si riparte. Per fortuna Giovanni si è accordato con Cristian che guiderà il quad fino a Douz, mentre lui farà da passeggero nell' FJ di Cristian, guidato dalla moglie Daniela. Una brutta caduta di Nicola ci ferma. Saltando una dunetta è atterrato male e si è steso sui sassi. Siamo molto in ansia. Per fortuna non è successo niente. Una caduta analoga l' ha fatta anche Icio giorni addietro. Ripercorriamo a ritroso un pezzo di pista fatta il primo giorno e l' avventura è finita. Nel parcheggio del Touareg troviamo le moto di Bostro, Tomas e Blackman scaricate dalle guide dopo averle salutate a Zmela Labrissa. Giovanni restituisce il quad a chi glielo aveva affittato, recuperando per fortuna la caparra di 300,00 Euro vista l' assenza di danni. Mario ha noie al motorino di avviamento della sua auto e si accorda con Aref per una riparazione l' indomani. Io recupero la mia moto dal garage di casa di Aref, lo ringrazio e lo saluto. Quando torno alcune moto sono già sui carrelli. Marta assegna le camere. Quella camera che il giorno 29 dicembre sera ci era sembrata un tugurio, stasera ci sembra una reggia. Giovanni è stanco e piccioso e se ne va a dormire. Per due giorni non faremo neanche il report. Come ultima attività della giornata, dopo aver incollato con la resina epossidica una scarpa di Jil, che si è squagliata al fuoco durante le serate nel deserto, festeggiamo il rientro con lo stesso rito della prima serata a Douz. Cambiamo però locale ed al posto di Giovanni c'è Nico. Ci accordiamo per il mattino successivo per andare a visitare il mercato.

   5 gennaio. Colazione in fretta, carichiamo le moto sui carrelli. Faremo gruppo con Bibo, Bostro e Cosetta con il furgone di Bibo, ed io, Giovanni e Jil nel Rav. Volevamo portarci anche Nico, ma lui ha preferito rimanere in auto con Webbo. Giriamo un pò per il caratteristico mercato di Douz e compriamo souvenir.


   Lasciamo Douz e su consiglio di Jil, decidiamo di tirare dritti ad El Jem. 
   Ripercorriamo al contrario la strada fatta all' andata ed a mezza strada, per  pranzo ci fermiamo in uno di quei ristoranti dove stavano le pecore appese, ma fortunatamente si mangiava anche altro.

   Arriviamo ad El Jem. Splendido ed anche completo in ogni sua parte, ancorché a pezzi, l'anfiteatro romano.


   Ci ritroviamo tutti ad Hammamet. Consegno a Mario la scheda della mia macchina per scaricare le mie oltre 600 foto. Gli altri lo faranno sulla nave per Genova. La serata passa pigramente in albergo tra biliardo e discoteca.

   6-7-8-9 gennaio. La mattina alle 9,00 è prevista la partenza per Tunisi. Alle 8,30 ci vediamo nel parcheggio per scaricare la mia moto dal carrello di Mario. Giungono voci che il mare grosso farà ritardare parecchio la nave. All' ultimo minuto io e Giovanni decidiamo di accompagnare il gruppo a Tunisi, e visitare insieme la Medina. Posto veramente intrigante.



   E' il venerdì di preghiera dei musulmani. I negozi chiudono alle 13.30 e non ci è concesso di visitare la moschea al centro della Medina. Tutti tendiamo un pò a correre perché alcune botteghe stanno già chiudendo. In quel dedalo di vicoli ci perdiamo però di vista. Facciamo ancora qualche acquisto e ci attardiamo. L'ora del rendez vous è passata e non sono nemmeno riuscito a salutare Webbo, Mario e tutti gli altri. Mangiamo un kebab al volo al "Mc Donalds" lì nella piazza d' ingresso della Medina.

   Troviamo un gruppo di ritardatari che si accinge a raggiungere il porto in taxi. Ci salutiamo con loro. Bibo, Bostro e Jil fanno con me e Giovanni un pezzo di Avenue Habib Bourguiba fino al Rav. Questa è la strada principale di Tunisi, sede di Ambasciate, ed è ancora presidiata dai miliari e transennata col filo spinato sulle vie laterali.



   Siamo gli ultimi saluti. Tornando ad Hammamet ci fermiamo a fotografare la tomba di Bettino Craxi.

   A me e Giovanni, l' indomani, non resta che un' ultima incombenza. Recuperare Mahmoud che torna in Italia con noi per riprendere il lavoro. Questa trasferta in moto a Menzel Temine e poi a Tunisi, via Korba, mi offre un dettaglio che prima di allora mi era sfuggito, viaggiando in macchina. L'odore. A volte si viene investiti da zaffate di fogna, miasmi di carogne in putrefazione ed il tanfo tipico dei rifiuti. Ma fa parte del gioco. Questa è l' Africa. Una esperienza a 360 gradi, a cinque sensi, ed oltre. La Amistad, sempre causa mare grosso, arriverà con undici ore di ritardo, alle 11.30 del giorno 8 gennaio, donandoci così, un' altra notte in Tunisia. Mahmoud si fa venire a prendere da un cugino e torna a casa sua, così da poter dare, parole sue, un ultimo colpo alla moglie. Giovanni prende un taxi e si fa portare a Tunisi in un albergo. Una notte da "Resident Evil", racconterà. Io resto in macchina al porto a fare il custode.

   Per chiudere il cerchio, una volta a Salerno, mi faccio gli ultimi 200 km fino a casa in moto, rimediandomi di nuovo la pioggia negli ultimi 30 km, e nevicata finale di bentornato appena parcheggiata la moto.

   Dopo mesi di preparazione, di attesa, di ansia, purtroppo questa incredibile avventura si è conclusa. Resteranno indelebili nella mia mente i volti e le parole, di tutte le persone che ho conosciuto in questo viaggio, ed i luoghi che per tanti anni ho sognato di vedere.



   Ogni singola persona ed ogni avvenimento, anche il più insignificante, ha contribuito alla costruzione di questo mio magnifico ricordo.






  Per questo desidero ringraziare ogni persona coinvolta, per questo splendido regalo.
  Grazie a tutti voi. Grazie per avermi regalato il viaggio della vita.
"Hic sunt leones"
Vespa PX 125, Morini Canguro 350, Cagiva Elefant 650, Vespa PX 150, Honda XR 650 R AE, Honda NX 650 Dominator.

docmarco62

Bravo Felino  :)
almeno tu il report l'hai finito, io preso dalla malinconia l'ho abbandonato :-\ magari prima o poi lo finisco
D.M.L
lei la esce, lui la entra
Vincitore del Trofeo "PISTONASSO 2007" al 3° Gran Premio Tana delle Tigri
Santo del giorno: San Penetrato da Tergo
ALLA LIIIIIIIIIIIIIIBBIA! FATTO!
Putost che tò la dona mi tovi la Gilera...
A Marrakesh sono andato cercando il Fesh Fesh...
e invece poi ho solo trovato me stesh...
Mò me ne vato ammare...
Next Stop...2022 I've a dream
2023 Si cambia!
HAT Pavia-Sanremo 2024, fatta ma...Mah!

Jil

IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI